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  • Ven. Apr 26th, 2024

Il valore terapeutico della confessione

Carl Gustav Jung

Ciò che è occulto è un segreto, un mistero

“Ognuno di noi è separato da tutti gli altri da qualche segreto, e sopra gli abissi che dividono gli uomini sono tesi gli ingannevoli ponti delle opinioni e delle illusioni, tenue surrogato del solido ponte della confessione”

         “Non appena la mente umana riuscì a trovare l’idea del peccato, ebbe origine quello che in linguaggio analitico si chiama la rimozione, cioè il nascondimento, l’occultamento psichico.

L’essere custode di un mistero agisce come un veleno psichico, che rende estraneo alla comunità chi lo custodisce.

Questo veleno, in piccole dosi, può essere tuttavia un inestimabile medicamento, o addirittura una condizione indispensabile per ogni differenziazione individuale, tanto che l’uomo, già nel suo stadio primitivo sente perfino l’insopprimibile bisogno di inventare dei misteri, per difendersi mediante il loro possesso dal pericolo, mortale per l’anima.

  A questo istinto di differenziazione servono, come è noto, le diffusissime ed antichissime iniziazioni dei misteri rituali.

Perfino i sacramenti cristiani, nella Chiesa originaria, erano considerati misteri; venivano celebrati, come il battesimo in stanze separate e menzionati soltanto con un linguaggio allusivo e allegorico.

     Mentre un segreto diviso con altri è giovevole, un segreto esclusivamente personale è nefasto, e agisce come una colpa, che esclude l’infelice possessore dalla comunione cogli altri uomini.       

    Chi conosce il mistero che nasconde ne riceve un danno molto minore che chi, ignorandolo, neppur sa di averlo rimosso dalla sua coscienza.

In quest’ultimo caso il contenuto occulto non è più tenuto segreto coscientemente, ma lo si nasconde perfino di fronte a se stessi;

esso si stacca dalla coscienza come un complesso indipendente, e  conduce una specie di esistenza indipendente, senz’esser disturbato dall’intromissione e dalla correzione della coscienza.
Il complesso costituisce per così dire, una piccola psiche chiusa in sé, la quale, come ha mostrato l’esperienza, svolge per conto proprio una sua propria attività di fantasia.

La fantasia è infatti l’attività autonoma dell’anima, che prorompe dovunque diminuisce o cessa l’inibizione esercitata dalla coscienza, come nel sonno.

     Nel sonno la fantasia diventa sogno

Ma anche nella veglia noi continuiamo a sognare al di sotto della soglia della coscienza, e questo avviene specialmente grazie a complessi rimossi o altri contenuti inconsci.

 L’incosciente ha anche un contenuto suo proprio, che germina da profondità sconosciute, per raggiungere via via la coscienza. Non dobbiamo quindi rappresentarci la psiche incosciente come un semplice ricettacolo di contenuti respinti dalla coscienza.

        Tutti i contenuti incoscienti che si avvicinano alle soglie della coscienza dal basso, oppure si sono solo di poco affondati sotto di essa, agiscono di regola sulla coscienza.                   In generale, i danni prodotti da un segreto incosciente sono maggiori che quelli prodotti da un segreto cosciente.

        Ogni segreto personale agisce come peccato e colpa, anche se tale non è dal punto di vista della morale usuale.

           L’affetto trattenuto

Un effetto isolatore e perturbatore crea anch’esso una sensazione di colpa.

Sembra che la natura, in certo qual modo, se l’abbia a male se noi custodiamo un segreto ignoto agli altri uomini, e si indigni pure se noi celiamo la nostra emozione ai nostri simili. La natura ha a questo proposito un marcato orrore del vuoto, perciò, alla lunga, nulla è più insopportabile che una tiepida armonia sulla base di affetti ritenuti.

Le emozioni ritenute sono spesso la stessa cosa che il segreto ma più spesso non c’è alcun segreto degno di nota bensì soltanto degli affetti inconsciamente trattenuti, che hanno origine da una situazione perfettamente cosciente.

         A seconda che prevale il segreto o l’affetto si hanno verosimilmente differenti forme di nevrosi.

L’isteria, assai generosa di affetti, è ad ogni modo, principalmente basata sul segreto, mentre il psicoastenico indurito soffre di una disturbata digestione degli affetti. All’azione nociva del segreto la natura reagisce con la malattia; e, beninteso il segreto e la ritenzione riescono nocivi solo quando sono esclusivamente personali. Ma se sono comuni ad altri la natura non se ne adonta, ed essi possono persino diventare utili virtù. Intollerabile è soltanto la ritenzione personale. 

       L’occultare la propria inferiorità sembra sia un peccato naturale altrettanto grave quanto il vivere esclusivamente la propria inferiorità. Sembra che l’umanità tutta intera possegga una specie di coscienza, la quale punisce gravemente chiunque non rinunci di quando in quando al virtuoso orgoglio mirante alla conservazione ed alla affermazione della propria persona e non confessi i propri difetti umani. Senza di ciò un impenetrabile muro lo separa dal vitale sentimento di essere uomo fra uomini.
Così si spiega la straordinaria importanza della confessione veridica e non legata a clausole, verità ben nota a tutte le iniziazioni ed a tutti i culti misterici dell’antichità, come dimostra l’antico detto misterico: “abbandona ciò che tu hai, se vuoi ricevere”….”.
“Mediante la confessione io mi rigetto in braccio all’umanità liberato dal carico dell’esilio morale.

Il metodo catartico mira alla completa confessione, e cioè, non soltanto alla constatazione intellettuale di uno stato di fatto mediante la mente, ma anche alla liberazione degli affetti trattenuti, alla constatazione dello stato di fatto mediante il cuore.
Grande è l’effetto di tali confessioni sull’animo ingenuo, come ben si può pensare, stupefacente ne è spesso l’azione salutare.

C.G.Jung, 1939

Di Paolo Mancino Psicologo Napoli

Paolo Mancino è psicologo specializzato in terapia strategica. Svolge la professione al suo studio di Napoli, in via Scarlatti.