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Alessia: come si esce dalla difficoltà a deglutire

Alessia: come si esce dalla difficoltà a deglutire

Alessia: come si esce dalla difficoltà a deglutire

 

Alessia mi chiamò perché erano oramai 6 mesi che la sua difficoltà a deglutire si era fatta particolarmente complicata.

Quando arrivò allo studio era molto preoccupata per il suo stato perché non riusciva a ingoiare nemmeno il brodino per nutrirsi e addirittura masticava l’acqua.

       La situazione era piuttosto grave in quanto era dimagrita di 8 chili e non vedeva all’orizzonte una possibilità di recuperare la sua vita normale. Non usciva con gli amici e le era preclusa la possibilità di mangiare fuori.

A settembre era tornata a casa sua a Napoli avendo lasciato una località in Svizzera dove viveva col fidanzato. Questo allontanamento fu per lei il primo passo verso il cambiamento.

        Già al primo colloquio Alessia si mostrò disponibile al dialogo terapeutico. L’incontro con me fu subito di fiducia e collaborativo, gli ingredienti fondamentali per arrivare al successo.

      Spiegai la probabile origine di questo disturbo e i tre elementi fondamentali per il successo: affidarsi, collaborare ed eseguire le prescrizioni che di volta in volta le assegnavo.

Bisognava inoltre, imparare a rilassarsi con esercizi specifici più volte al giorno e accogliere la mia prescrizione di fare il contrario di quello che aveva fatto fino a quel momento: bisognava smetterla di insistere a mangiare obbligandosi a ore ed ore di tentativi inutili. Inoltre, doveva dimagrire ancora e tentare di raggiungere il peso al di sotto del quale bisognava ricoverarsi in un reparto per l’alimentazione artificiale. L’ultima prescrizione consisteva nell’eseguire due volte al giorno la pratica della “peggiore fantasia” cioè, pensare intensamente di stare male volontariamente.

      Alla quarta seduta Alessia mi comunicò subito con entusiasmo che stava mangiando. Continuava a impiegarci più tempo ma riusciva a deglutire quasi tutto e di questo fu molto contenta ed orgogliosa.

      La mia soddisfazione professionale fu altrettanto clamorosa riconoscendoci reciprocamente il successo desiderato e ottenuto in un tempo veramente fulmineo se si immaginano i tempi solitamente lunghi del cosiddetto percorso terapeutico.

Dottor Mancino

Domanda: Queste guarigioni così rapide da cosa dipendono?

Risposta: Dalla combinazione di tre elementi nella costruzione del dialogo terapeutico: la motivazione, cioè quanto la persona è disposta a impegnarsi; le prescrizioni dei compiti paradossali e la loro esecuzione precisa e accurata nonché la buona comunicazione e la fiducia.

La terapia strategica breve è in grado di fornire proprio in questi casi una percentuale di successo di oltre l’80%, come è stato in più occasioni descritto.

Si tratta di ansia anticipatoria

Le persone ansiose hanno alcuni problemi connessi con il tempo, i rapporti con gli altri, le relazioni e la comunicazione. Spesso sono anche affette da ansia anticipatoria, cioè la tensione e la confusione nella mente e la paura successiva di immaginarsi un problema o una situazione problematica.

In generale l’inibizione a deglutire può essere la spia di altre inibizioni o difficoltà che il soggetto tende a nascondere o a evitare.

Nascondere o evitare le conseguenze che procura tale disturbo costituiscono le tentate soluzioni che la persona mette in atto a cui si associa anche un pensiero distruttivo e di colpa verso sé stesso.

La naturale conseguenza è chiedere aiuto ai familiari che prontamente soddisferanno tale richiesta con offerte di cura e commiserazione. La conseguenza di tali atti è che la persona si sentirà ammalata e alla lunga destinata a peggiorare il suo stato. La mancanza di speranza o vie di uscita viene anche sancita in qualche modo dall’insuccesso di qualsiasi intervento medico inclusa una psicoterapia.

 

 

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