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Tentazioni irresistibili (Film )

Tentazioni irresistibili (Film )

Tentazioni irresistibili è un film di Stuart Blumberg.

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Tre uomini e tre fasi diverse della medesima terapia contro la sesso-dipendenza. Mike, Adam e Neil si incontrano nella comunità di supporto dove provano a guarire dalle loro compulsioni sessuali. Il “veterano” e padre di famiglia Mike – ormai pulito e diventato un modello per gli altri – fa da tutor ad Adam, affascinante uomo di successo che può festeggiare i cinque anni di distanza dal sesso. Adam fa a sua volta da tutor al neo-arrivato Neil, un rotondo e simpatico dottore con il vizio dei palpeggiamenti in metropolitana.
Poco dopo il successo autoriale di Shame di Steve McQueen, lo sceneggiatore Stuart Blumberg – fresco di candidatura all’Oscar per aver co-firmato lo script di I ragazzi stanno bene – sceglie la sesso-dipendenza come tema centrale del suo debutto dietro la macchina da presa. L’assunto di partenza è lo stesso del film di McQueen: la solitudine e l’ansia da prestazione, insite in una società consumatrice insaziabile di oggetti, corpi e anime, spingono i soggetti più fragili a trincerarsi nelle dipendenze. Se Shame mostrava gli esiti esplosivi di questa tendenza in tutta la loro potenza drammatica, il Blumberg regista preferisce solcare la strada già percorsa, con ottimi frutti, in veste di sceneggiatore: la commedia agrodolce. Nello specifico, il film sembra diviso in due parti, con la prima che spinge l’acceleratore sui toni dell’ironia nel presentarci i tre personaggi principali, mentre la seconda parte vira verso il dramma. Il risultato è una commedia drammatica che, pur non gettando nuova luce sul tema delle dipendenze, ha il pregio di guardare al problema con lucida sincerità.
L’empatia con cui Blumberg si rapporta ai suoi personaggi, senza giudicarli, appare genuina e rende facile simpatizzare con loro. Tre uomini dalle personalità e dal vissuto molto diversi, eppure simili nell’indossare maschere al cospetto di una società e di una città – la Grande Mela – che pretendono il massimo. Al riparo delle mura della comunità di recupero, le maschere e le barriere protettive cadono e ci si ritrova tutti ugualmente soli e indifesi. La solidarietà e il sostegno reciproco possono costituire un inaspettato punto di partenza per un domani più solido, ma le tentazioni e i pericoli di ricadute sono dietro l’angolo.
Bravi a incarnare l’umana fragilità dei rispettivi personaggi sono gli attori principali, Mark Ruffalo, Tim Robbins e Josh Gad, interpreti navigati, che qui confermano la loro sciolta naturalezza davanti alla macchina da presa. Ad affiancarli ci sono due attrici non da meno: Gwyneth Paltrow, nei panni della donna apparentemente perfetta – ma piena di paranoie – di cui Ruffalo si invaghisce, e un’inaspettata Alecia Moore – in arte Pink – che appare ugualmente sicura davanti alla macchina da presa, così come davanti a un microfono. Tutti contribuiscono al buon esito di una commedia corale che, mentre intrattiene, non dimentica di far riflettere, dimostrando una sensibilità di sguardo che non è mai stonata, se non in un eccesso di buonismo sulle note finali.

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