Più vecchi dentro
Si dice: “se il giovane sapesse, se il vecchio potesse” per riferirsi al fatto che i giovani hanno forza e vigore ma non hanno esperienza e conoscenza.
Ma allora, qual’è la condizione migliore? La giovinezza, naturalmente! Ma….
C’è un “ma” che spiega i vantaggi della maturità o della vecchiaia… addirittura.
Questo articolo è decisamente in controtendenza rispetto alla mentalità giovanilista: siamo giovani , basta a vantare una semplice condizione anagrafica.
E’ lo pseudo valore che viene sbandierato spesso…molto spesso. Si dimentica la virtù di essere anziano in questa società della velocità la lentezza è perdente. Ma veramente è così? E’ sempre così? No. Non è sempre così e forse non è mai così.
Ho scritto quello che sto scrivendo con l’impeto di un vecchio – ho superato da circa un anno la condizione di uomo maturo e sono decisamente un vecchio, avendo superato i 65 anni, ma questo non mi preoccupa minimamente. Non solo perché ci sono un sacco di presunti giovani che hanno una mentalità da vecchi ma anche per il fatto che mi godo la mia esperienza di “vecchio” aiutando le persone in difficoltà molto spesso per la loro inesperienza.
Infatti mi trovo sempre più spesso al cospetto di interrogativi a cui ho dato una risposta semplicemente per la mia esperienza e non per averla studiata sui libri. Di certo i libri mi hanno aiutato, e non poco, a fare il lavoro che faccio, ma ho deciso di mettere a frutto la mia esperienza come conoscenza. Questa competenza l’ho coltivata attraverso un metodo che ho imparato dai libri, cioè con lo studio.
Mi sono spesso domandato perchè le persone che hanno una certa età non fanno come me. La risposta l’ho trovata appunto nello studio di uno o più metodi per valorizzare l’esperienza e ricondurre la teoria alla pratica.
Semplice, no?
E’ fin dall’inizio che volevo esprimere il concetto che sto per raccontarvi.
Una persona (ma anche più persone) che a 40 anni mi chiede delle vicissitudini della vita, delle turbolenze emotive, della carenza di chiarezza, della difficoltà ad affrontare e rimanere a correre sul posto impossibilitato a comprendere i grandi temi dell’esistenza: “perchè viviamo?”; “Ho paura di morire, lo so che tutti un giorno dobbiamo morire ma ho lo stesso paura e non riesco ad andare avanti, aiuto!”.
La prima domanda che mi viene è: ma anche i 60enni e oltre, si pongono queste problematiche? Ma, allora perchè non chiedono aiuto? Oppure sono solo coloro che hanno una media età e all’apice delle loro realizzazioni arrivano a porsi domande cruciali e molto problematiche?
Ma veramente i 70 enni non si pongono queste questioni? Un uomo o una donna che soffrivano di queste “ossessioni” poi finiscono di farlo nella vecchiaia, oppure si lasciano andare allo sconforto e non si lamentano nemmeno più?
Se è la maturità che aiuta le persone a stare meglio allora beata vecchiaia. Ma se invece è la condizione di vecchiaia ad aggiungersi all’impotenza in cui questa società costringe allora bisogna fare qualcosa.
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