Ossessioni, compulsioni, manie
- Il disturbo ossessivo – compulsivo (DOC), si caratterizza per il fatto che le persone che ne soffrono sentono l’irrefrenabile compulsione a mettere in atto comportamenti o pensieri in modo ripetitivo e ritualizzato.
SU COSA SI BASA
A detta degli interessati esso si basa su presupposti logici che, esasperati, conducono a comportamenti assurdi.
La riproduzione ridondante di questi comportamenti porta alla momentanea rassicurazione sia su ciò che potrebbe accadere se non fosse svolto (preventivo), sia per le conseguenze che scatenerebbe il non farlo (propiziatorio).
COME SI SVILUPPA
Il disturbo si sviluppa sulla base di modalità di controllo che diventano sempre più intrattenibili, fino a forme molto severe.
TENTATE SOLUZIONI
Le soluzioni tentate mirano a contrastare la pulsione ma, purtroppo, più si cerca di osteggiarla e combattere, più essa prende il sopravvento e si arriva a non sapere più cosa fare.
COME SI MANIFESTA
Lo è la compulsione a rubare, a bere e a giocare d’azzardo, ma anche a strapparsi i capelli sentendone piacere, a tagliuzzarsi il corpo, allo shopping compulsivo, a ostinarsi a ripetere più e più volte a chiudere i rubinetti, le chiavi d’arresto prima di uscire o di andare a letto; a pulire, a lavarsi fino a sanguinare e nel pensiero ossessivo di catastrofi imminenti o di infezione e malattie impossibili.
LE RASSICURAZIONI
I familiari, al fine di aiutare il malcapitato gli forniscono un appoggio anche facendo le cose al suo posto, come accade per coloro che sono esasperati dall’ordine o dalla paura delle malattie. Lo rassicurano, e così facendo rinsaldano in lui – o lei – la convinzione che non è capace di farne a meno e, in pratica, che non c’è speranza di guarigione.
Sempre più spesso questi soggetti si chiudono in una prigione mentale.
PER RISOLVERE IL PROBLEMA
Per queste persone Giorgio Nardone (Nardone, 2013), ha messo a punto un trattamento che è in grado di risolvere il problema. Applicando il suo protocollo siamo in grado di rovesciare la situazione e, mediante autoinganni benevoli, contro rituali e prescrizioni, possiamo far “evadere” il soggetto dalla “prigione” in cui si era cacciato e “ricondurre l’assurdo alla ragionevolezza mediante percorsi strategicamente pianificati”.
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