Niente avviene per caso
Le affermazioni del tipo: “le cose non avvengono a caso”, con la variante, “niente avviene a caso”, oppure, “non tutto avviene per caso”- e ciò non cambia le cose – vengono molto usate da coloro che si affidano al destino. Sono affermazioni con un sicuro effetto suggestivo in quanto richiamano il potere del destino nel suo retaggio mistico e religioso. L’effetto è spesso rassicurante.
C’è un modo di intendere il destino che, però, appartiene allo “schieramento” del “caso”.
Quando ci riferiamo alla nascita di un maschietto o di una femminuccia è lecito attribuire a ciascuna delle alternative il 50 per cento delle probabilità. Per i grandi numeri, intere popolazioni cioè, il conto è presto fatto: nascono metà maschi e metà femmine. In una stessa famiglia non è raro, però, trovare alberi genealogici di tutti maschi o di tutte femmine.
Il discorso cambia quando attribuiamo allo stesso caso nascere in una famiglia anzichè in un’altra, nascere in un continente anzichè in un altro, nascere in una condizione sociale ed economica anzichè nell’altra.
Molti non pensano che tutto ciò costituisca una casualità ma credono che nascere in una particolare famiglia, ad esempio, costituisca un evento predeterminato in qualche modo. Non sia frutto del caso ma di qualche volontà esterna. Non si sa però a chi attribuire questa volontà. Anche questo rappresenta qualcosa di molto suggestivo e chiama in causa il nostro bisogno, la nostra esigenza di essere considerati unici, del bisogno di affidarci ad una autorità e del bisogno oramai acclarato di religiosità, ovvero di avere un credo religioso. Ne discende anche il bisogno di appartenenza e di far parte di un progetto. Per questa ragione si arricchisce la fantasia esoterica immaginando di provenire da un’altra galassia, di avere vissuto altre vite precedenti e di continuare a vivere altre vite future. Tutto ciò con la segreta speranza di annientare o, comunque, di allontanare la paura della morte.
C’è però, chi, pur appartenendo all’altro schieramento è in grado di esorcizzare la paura della morte e molto spesso ci riesce meglio in quanto si propone di vivere in una dimensione in cui vale la pena di credere negli uomini e nel progetto unitario della Natura.
La maggioranza delle persone ritengono che i genitori non ce li scegliamo. Questo rappresenta un decisivo passo per riconoscere a tutti una degna appartenenza alla cittadinanza mondiale. La conseguenza immediata è quella di riconoscere a ciascuno pari dignità e pari diritti e iniziare da questo momento a imparare a riconoscerle e a praticarle. Nella fantasia di molti c’è il ricorso ad attribuirsi origini particolari per particolari meriti. Ciò, anche se in contrasto con il principio dell’uguaglianza, (chi non nasce con certi attributi non li ha meritati) non costituirebbe contraddizione.
Chi crede ad altre vite, per il semplice motivo che ciò gli procura dei vantaggi in quanto serve a ridurre le proprie ansie, è giustificabile. Ma molto spesso accade che questa credenza fa parte di un pattern, un insieme di credenze associate che vengono usate per mantenere un fragile equilibrio al fine di preservare l’immagine di sè o sfuggire ad “una realtà” di cui hanno paura.
Non avendo altro da sostituire si rimane prigionieri di un sistema fragile e pertanto, esposto a molti pericoli.