Inconscio e comunicazione
INCONSCIO E COMUNICAZIONE
Di seguito illustrerò una serie di fatti che vi aiuteranno a comprendere l’intervento sulla nostra coscienza dell’inconscio, cioè quella parte della mente che organizza le percezioni e ci consente di affrontare innumerevoli problematiche senza accorgercene e, apparentemente, senza sforzo.
L’inconscio lavora per noi non contro di noi come spesso la psicoanalisi ci ha fatto credere per oltre un secolo. L’inconscio è parte della nostra istintiva tendenza all’adattamento all’ambiente biologico e sociale.
Quante cose sappiamo e non sappiamo di sapere
Nella nostra vita di tutti i giorni affrontiamo giornaliermente centinaia di questioni nuove che risolviamo senza pensarci. Quando parliamo, ad esempio, mettiamo in azione in modo perfettamente organizzate tra loro sia il sistema della fonazione (corde vocali,laringe, ugola, lingua, denti, palato, naso) che il sistema nervoso, il quale agisce come un sistema a feed-back per la regolazione della risposta, che i polmoni e i muscoli della respirazione che sono gli organi con cui viene spinta l’aria attraverso gli organi fonatori. L’onda sonora che ne fuoriesce sarà armonica. Tutte queste conoscenze sui meccanismi della fonazione non sono necessari per poter parlare.
La cosa più sorprendente è che noi non dobbiamo imparare ad articolare il linguaggio come impariamo un sacco di cose.
A scuola non ci insegnano ad articolare la lingua , abbassare il palato e a gestire le corde vocali in un certo modo per produrre il linguaggio, a meno che non soffriamo di difetti della fonazione o disturbi del linguaggio. Naturalmente ogni persona sa parlare. Non dobbiamo essere consapevoli di questi per esprimerci. Infatti non serve questa conoscenza. Essa è semplicemente una conoscenza intrinseca, intesa come abilità del corpo che riceviamo in modo naturale fin dalla nascita, come gli istinti. Infatti per provare una emozione instintuale non bisogna imparare niente, almeno nella quasi totalità delle persone. La sola cosa che dobbiamo imparare è il lessico, la sintassi e la grammatica. Anche in ciò siamo programmati al linguaggio e all’apprendimento della grammatica, come dimostrano molti studi. Ma questo è un altro discorso.
In questa sede voglio che poniate particolare attenzione al fatto che se provate a imparare tutte le sequenze teoriche che sono alla base dell’articolazione del linguaggio e provate ad applicarle per esprimere una sola parola non ci riuscirete.
La memoria, anche la più prodigiosa, non è quantizzabile. Nell’immanenza le cose che sappiamo di conoscere non sono quantizzabili. Per questo la nostra mente non è come il computer.
Mentre per il computer sappiamo quanti dati sono immagazzinati per la mente umana il dato potrebbe solo essere inferito, ricavato cioè , per deduzione. Nonostante ciò, la nostra mente agisce come un processore. Processa cioè, le informazioni in sequenze lineari e non in parallelo. La presenza dei due cervelli però dovrebbe consentirci di attivare meccanismi di conoscenza cosiddetta in parallelo, cioè definibili sotto l’aspetto sia emotivo che razionale.
Razionale ed emotivo, si sa, sono i due aspetti dell’esperienza umana che è fatta di sensazioni, percezioni e razionalizzazioni, cioè processi logici di pensiero – quello che inerisce, ad esempio, alle nostre competenze intellettive – . Quello su cui si fonda la cosiddetta intelligenza. Anche se da qualche decennio si parla anche di quoziente emotivo, la nostra vita di tutti i giorni sembra invece contrassegnata quasi completamente da processi di pensiero razionali. Nella nostra vita di tutti i giorni sembra invero non comparire quasi per niente la capacità di gestione delle emozioni né la capacità di gestire la nostra conoscenza implicita. Quella competenza che abbiamo e che non sappiamo di possedere ma che si presenta solamente quando ci troviamo a improvvisare e ci accorgiamo di essere stati bravi. Alcuni processi di pensiero non sono necessariamente a noi noti e nonostante ciò siamo perfettamente in grado di utilizzare e tradurre in prodotto finale. Quante volte vi sarà accaduto di sapere fare una cosa ma di non sapere bene quando averla imparata né come bisogna fare per farla.
Le cose che sappiamo fare e non sappiamo di averle imparate
Quando ci capita di inciampare e stiamo per cadere, numerosi sistemi entrano in gioco per impedirci di cadere, dal cervelletto che elabora gli impulsi automatici di equilibrio che provengono dai muscoli e che da essi partono affinchè un complesso sistema ci riporta in equilibrio. Allo stesso modo, se dovessimo esserne coscienti e gestirlo con la ragione sarebbe difficilissimo rimanere in piedi. Piuttosto, accade che se ne siamo consapevoli e ci poniamo razionalmente rispetto ad esso, cadremo.
Quando stiamo guidando e siamo assorti a pensare ad altro oppure impegnati in una discussione con qualcuno sul sedile a fianco, potremmo aver superato un semaforo e accorgerci in quel momento che non ne eravamo coscienti. Quello che voglio dire è che facciamo molte cose automaticamente e le facciamo bene anche senza l’intervento diretto della coscienza.
Cosa avviene in questi casi?
Anche quando siamo perfettamente consapevoli e vigili con la nostra mente razionale e critica avvengono delle cose che diamo per scontate, cioè, la nostra mente esercita un filtro sull’ambiente in quanto le informazioni solite, quelle che dobbiamo dare per scontate, vengono appunto trascurate. Alla base di questa attività della mente c’è una ragione molto plausibile: non possiamo percepire e mostrare attenzione a tutto quello che si presenta nel nostro campo percettivo nello stesso momento altrimenti rimarremmo immobili a fare solo quello.
Un’altro postulato di come lavora la nostra mente è quello che essa percepisce il mondo costruendone una immagine che costituirà la nostra realtà.
Apprendimento intuitivo ed equilibrio mente corpo
La psicologia cognitiva ci dice che la mente processa le informazioni in modo seriale, proprio come fa un computer. Ma c’è un sistema della mente che lavora anche in parallelo, cioè contemporaneamente su due distinti livelli. Si tratta dell”inconscio, e in particolare dell’inconscio cognitivo. Esso ci conserva l’ esperienza in memoria e di questi dati non ci è dato di conoscerne l’origine che solo in certe condizioni.
Se non ci avete pensato fino a questo momento, oppure non avete mai avuto la possibilità di esercitare la vostra riflessione sull’apprendimento intuitivo e su quello naturale del corpo, questa è l’occasione buona. Pensate che gli atleti sempre più spesso si rivolgono agli psicoterapeuti che praticano l’ipnosi per migliorare le loro prestazioni. Il ricorso all’ipnosi rimette in equilibrio mente- corpo e restituisce tutte le potenzialità dell’individuo in un sistema complesso e naturalmente disciplinato.
Gli apprendimenti del corpo e l’autoregolazione
Certi apprendimenti del corpo – compreso un certo comportamento spontaneo e naturale – esistono e funzionano in noi come qualcosa di cui la Natura ci ha forniti e che in un mondo secondo Natura non avrebbe difetti o controindicazioni se non fossimo, invece, continuamente spinti in varie forme di adattamento.
Siamo in grado di reagire a particolari stimoli avversivi o condizionati come quello di arretrare davanti a un pericolo o rispondere al caldo eccessivo aumentando la sudorazione con il conseguente raffreddamento del corpo, oppure in modo da aumentare la pressione sanguigna, il battito cardiaco e la regolazione di zuccheri che vengono raccolti per essere inviati nei distretti muscolari in attività, eventualmente sottratti alla digestione per affrontare l’attacco o la fuga in caso di pericolo.
Comunicazione interpersonale e trasformazione
“Ogni qualvolta nella comunicazione interpersonale si ha una alterazione dello stato emotivo si producono conseguenti effetti sul corpo”.
Lo studio di questa particolare forma di comunicazione ci interessa particolarmente poichè mette in relazione apprendimenti inconsci e gli effetti di questi sullo stato di salute o di malattia. I risultati sorpendenti e inattesi di questa speciale forma di comunicazione che molto spesso non vengono sostenuti da alcuna base teorica, tantomeno scientifica, si potrebbero attribuire al potere della suggestione e ai risvolti pratici della comunicazione.
Quando siamo in preda a forti emozioni come nel caso di minaccia alla incolumità, in pericolo di morte, come nel caso di una aggressione, la composizione corporea e la composizione del sangue subiscono profonde alterazioni. L’aspetto esterno subisce alterazioni evidenti di natura psicosomatica.
Possiamo procurarci cambiamenti con la suggestione?
Le alterazioni nel corpo dovute a modificazione e alterazioni fisico-chimiche e ormonali possono sopravvenire anche per effetto di suggestioni cioè, anche quando un fenomeno o un evento che ci ha provocato un trauma o una reazione emotiva particolarmente forte, venga soltanto evocato, ricondotto al momento attuale, nel quì e ora. Il fenomeno è stato studiato per cui si sa da molto tempo che “accade qualcosa al nostro corpo quando in seguito a suggestioni particolarmente forti si determinano alterazioni fisiche come l’orticaria , arrossamenti della cute, disturbi in varie parti del corpo fino alla comparsa di ecchimosi o segni di lesioni altrimenti inspiegabili”. L’alterazione dello stato emotivo può avvenire in seguito a fenomeni naturali violenti, per adattamento in certi ambienti difficili e nella comunicazione interpersonale.
La comunicazione che guarisce
Da quanto definito fino ad ora le infinite volte che qualcuno subisce una trasformazione in senso inverso, cioè dallo stato di malattia fisica a quello di guarigione per mezzo dell’influenza esercitata da altre persone solo con l’uso delle parole, possiamo chiamare in causa l’effetto della comunicazione linguistica, ovvero di una particolare comunicazione limguistica. Allora si tratta di un particolare linguaggio che può essere studiato ed appreso. Possiamo concludere che sulla base di una interazione verbale – simbolica si può determinare un cambiamento di ordine pratico inspiegabile con i comuni mezzi offerti dalla medicina ufficile. Nelle malattie psicosomatiche ciò avviene sistematicamente. Con il solo mezzo della comunicazione linguistica vengono prodotti effetti sensazionali e strane e inaspettate guarigioni.
L’aspetto più sorprendente è costituito dal fatto che è possibile invocare il coinvolgimento di una forma di volontà assolutamente inconscia che è in grado di determinare il cambiamento nel senso desiderato.
Dall’esperienza che ho maturato sono in grado di affermare che l’apprendimento inconscio è in grado di esercitare una influenza sul sistema psico fisico attraverso la comunicazione verbale e di altre forme comunicative.
L’influenza di queste forme comunicative è sicuramente dimostrata in numerosi lavori che mi accingo a riferire sia di studiosi e narratori che nella mia modesta esperienza personale.
La comunicazione, nelle sue forme più complesse, ha una influenza sul cambiamento personale in quanto può mettere in moto il personale sistema concettuale, per cui definisce e induce comportamenti coerenti con il sistema dei valori e delle credenze.
Un esempio che fa leva sul sistema delle credenze e dei valori è espresso con suprema bravura nel film “Il padrino”, parte seconda, di Francis Ford Coppola. Nella scena in cui Michael Corleone viene processato, e quasi sicuramente si prospetta una condanna per le rivelazioni del pentito e super testimone Tantangelo, viene fatto venire appositamente il fratello di quest’ultimo. La sola presenza del fratello induce un cambiamento istantaneo nel testimone, il quale ritratta ogni cosa immediatamente. “L’onore della famiglia è salvo”, riferiscono al fratello che ancora era tenuto all’oscuro della sua presenza in tribunale. “E’ bastato che mostrasse la sua faccia” e la presa sui sentimenti del fratello “traditore” ha prodotto i suoi effetti. Il sentimento connesso al vincolo familiare appare di una forza sconvolgente. L’influenza trasformativa che ha determinato si è rivelata più forte del sentimento di vendetta che egli covava da tempo contro la famiglia dei Corleone.
Ecco una chiara dimostrazione, nei contesti mafiosi in questo caso, di come una speciale forma di comunicazione sia riuscita a determinare un cambiamento di proporzioni gigantesche. Il testimone, poi pentito, si suiciderà a causa di questo conflitto inaccettabile.
Effetti sul corpo di alterazioni dello stato emotivo
Il lavoro che il paziente compie nel setting psicoterapeutico è una costruzione che diviene via via sempre meglio organizzata in base agli apprendimenti avvenuti nelle varie modalità e nell’assimilazione di questi attraverso l’intermediazione delle caratteristiche del cervello destro. Anche il paziente che sta avendo trasformazioni nella sua competenza esplicativa e suggestiva non è in grado di definire il modo e i tempi delle sue trasformazioni. Sa, però, che grazie a processi di cui ha qualche evidenza è riuscito a comprendere meglio la situazione attuale. Ora è in grado di sentirsi meglio organizzato, più sereno ed equilibrato al punto da poter affermare :”Le cose mi risultano più chiare adesso; la nebbia si è diradata e tutto mi appare più chiaro. So quello che voglio, adesso mi devo solo organizzare meglio”.
La buona forma
Il Sentire attiene alle sensazioni percepite attraverso gli organi di senso. Sono questi che ne danno immediatezza alla mente (cervello) che le trasforma in percezioni, modalità del “sentire” proprie di ogni essere umano.
Come avete avuto modo di comprendere fino ad ora, molte di queste percezioni non hanno bisogno del cervello razionale (la corteccia cerebrale) ma vengono elaborate subito in termini di immagini, atti simbolici evocativi, bisogni viscerali. L’insieme degli stimoli subiscono la mediazione dell’ipotalamo e del talamo, organi presenti anche negli animali superiori al fine di rispondere ai bisogni viscerali come l’attacco e la fuga, la soddisfazione sessuale, le chiamate della fame, della sete e di difesa del territorio e della prole.
LA CURA SENZA FARMACI DEI DISTURBI PSICOSOMATICI
Un disturbo psicosomatico richiama immediatamente il rapporto tra la mente e il corpo. Molti non riescono a comprendere bene ma soffermarsi su questi disordini aiuta a capire quello che è un rischio sempre più evidente quando la mente si separa sempre di più dal corpo. Ne abbiamo una immediata evidenza nei casi innocui quando proviamo a grattarci un posto del corpo senza provarne soddisfazione poiché non stiamo concentrati su quello che stiamo facendo. Nei casi più gravi il respiro non riesce ad essere completo oppure, quando ci siamo innervositi al punto che la digestione si è bloccata oppure viene l’orticaria. Mal di testa improvvisi, alterazione del ciclo mestruale, eczema, verruche, prurito irrefrenabile e compulsivo e tante altre manifestazioni che elencarle tutte è impossibile in questa sede. Ebbene, in tutti questi casi, quando è accertata la natura psicologica del danno, il rimedio consiste di riunire in qualche modo mente e corpo. Lo facciamo spesso in modo naturale prendendoci un periodo di riposo o di vacanza ma in tutti gli altri casi occorre intervenire con metodi psicologici o rimuovendo il conflitto, oppure gestendolo secondo pratiche che ricompongono il divario tra mente e corpo soffermandosi sulle esperienze multi-sensoriali che in qualche modo abbiamo trascurato.
Quando si parla di imparare a gestire l’ansia non si può fare a meno di considerare come gestiamo le emozioni e le sensazioni. Proviamo veramente quello che dovremmo provare in questi determinati casi? Sentiamo e percepiamo completamente la vicinanza affettiva, il piacere fisico, la sensazione di benessere, il gusto, l’ammirazione, l’estasi ? Siamo completamente immersi nella situazione che stiamo vivendo? Oppure ci sentiamo come separati, distaccati e insensibili? In tutti questi casi conviene lasciarsi andare. Tanto, è inutile tentare. Non si riesce più a fare qualcosa che prima era perfettamente naturale e spontaneo. Mentre adesso lo vogliamo fermamente, ci risulta che è proprio perché lo vogliamo fermamente che non ci riusciamo. Quanto più facciamo ricorso alla volontà e all’impegno tanto meno ci riusciamo e tanto maggiore è la frustrazione e l’ansia. In effetti risulta quanto mai infruttuoso l’impegno. In questi casi, ancora una volta, “il problema è la soluzione”. Cioè, quello che proviamo a fare senza riuscirvi è la causa principale del nostro problema.
La soluzione da praticare dovrebbe allora essere percorrere una via completamente diversa: smettere di cercare una soluzione e lasciarsi andare, arrendersi. Arrendersi però senza sentirsi sconfitti, senza umiliazione, come ci si arrende davanti a un bambino.
Chi non si è mai arreso davanti ai capricci di un bambino. Arrendersi, in questi casi vuol dire lasciarsi andare con un pizzico di benevole rassegnazione. Perché si è compreso che il suo bene passa attraverso la nostra comprensione di lui come persona. Allora è facile che in seguito a questa percezione di lui, del contesto e della bellezza di questo gesto, ci spunta un sorriso e ci lasciamo andare in un abbraccio. Spessissimo il bambino smette il capriccio poiché adesso si sente veramente compreso. Ebbene, perché non dovremmo arrenderci al nostro problema come ci si arrende davanti ad un bambino? Provateci e vedrete.
Potreste anche chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta che pratica l’ipnosi. L’ipnosi, si sa, è la via maestra per l’inconscio.
Come funziona l’ipnosi
Nessuno sa realmente come funziona l’ipnosi, e il massimo che possiamo dire è che a volte sembra una bacchetta magica, che risolve istantaneamente un problema, altre volte assomiglia alla goccia che passa nella crepa di una diga, e lavorando lentamente, senza che nessuno se ne accorga, finisce per indebolire la struttura fino a che crolla, e libera le grandi energie dell’acqua imprigionata.
L’unica differenza tra questi due differenti aspetti del processo ipnotico, riguarda la velocità con cui si raggiunge il risultato, non il risultato stesso. In entrambi i casi i cambiamenti sono permanenti. Ma nel primo caso, “bacchetta magica”, il problema è risolto istantaneamente, senza sforzo. Prima c’e un problema, un attimo dopo non c’è più, come svanito nel nulla, come non fosse mai esistito. La sorpresa generata da questi eventi è tanta, che non ci si chiede nemmeno come sia potuto accadere, non ci si pongono domande sui perché, e ci si gode semplicemente il nuovo stato.
Nell’altro caso, “crepa nella diga”, ogni seduta ipnotica rinforza l’effetto della seduta precedente, finché, grazie a questo effetto cumulativo, la diga (il problema) cede e le nostre risorse interiori sono finalmente libere. Questo processo è spesso vissuto come una liberazione (“mi sento così leggero adesso”), oppure come una sensazione di vuoto o di liberazione da un peso. Spesso anche come lo scatenarsi di un’energia interiore che mobilita le risorse creative dell’individuo, che si sente più forte e deciso, in grado di compiere qualunque impresa.
L’ipnosi è utilizzata per cambiare comportamenti e risposte emotive. Tutte le risposte emotive e i comportamenti, secondo alcuni, sono stati appresi in qualche momento della nostra vita, e successivamente rinforzate dall’’uso. L’ipnosi non sarebbe altro che un metodo molto veloce per apprendere nuovi comportamenti e nuove risposte. A volte questo avverrebbe istantaneamente, altre volte, come nel caso “crepa nella diga” serve un processo di rinforzo che accumuli trasformazioni minime fino al punto di rottura.
Nessun apprendimento è istantaneo, e l’ipnosi, quando non è la “bacchetta magica”, non fa eccezione. L’ipnosi per il controllo del peso è un classico esempio di apprendimento di abitudini corrette. Infatti, non riguarda in alcun modo diete o privazioni alimentari, ma solo l’apprendimento delle regole di una corretta alimentazione, che attraverso le suggestioni, finiscono con l’essere incorporate nel sistema di credenze del cliente, ed utilizzate quotidianamente, senza sforzo, perché sono perfettamente integrate con il resto della personalità. La diga si è rotta e ha permesso a queste capacità latenti, imbrigliate nel bacino, di dilagare e produrre cambiamenti.
Lo stesso meccanismo, ma realizzato in maniera più rapida, accade, quando l’ipnosi si dimostra una “bacchetta magica”. In questo caso la comunicazione inconscia con le risorse latenti della mente, avviene senza che l’ipnotista e il cliente ne siano consapevoli. Semplicemente accade. Si sperimenta un qualunque fenomeno ipnotico, e la mente del cliente, concentrata nell’esecuzione del compito, trova immediatamente la soluzione, come se non aspettasse altro da chissà quanto tempo, come se improvvisamente si fosse spalancata una porta di accesso finora sconosciuta, che contiene tutte le soluzioni.
Di fronte a queste situazioni, è inutile chiedersi perché o come funziona l’ipnosi. La cosa veramente importante è che l’ipnosi rende il processo di trasformazione delle abitudini controproducenti e disfunzionali, semplice ed efficace. E qualsiasi comportamento che non serve per il raggiungimento dei nostri obiettivi e il coronamento dei nostri sogni, può essere cambiato utilizzando l’ipnosi.
L’ipnosi accelera il processo di apprendimento, sia che funzioni nella modalità “bacchetta magica”, che in quello di “crepa nella diga”. I cambiamenti e i miglioramenti si vedono nel giro di poche sedute. Spesso sono sufficienti quattro-sei sedute per ottenere risultati definitivi e permanenti.
Inutile chiedersi quindi se l’ipnosi è la “bacchetta magica” o la “crepa nella diga”, sicuramente è entrambe le cose, in barba alla nostra mente razionale che non riesce a inquadrare nello stesso schema di pensiero prestazioni così differenti.
L’INCONSCIO COGNITIVO
k. Lashlay faceva notare che il contenuto cosciente è il frutto di un processo di cui non siamo mai coscienti:siamo coscienti solo del suo risultato.
Kihlstrom ha coniato il termine di inconscio cognitivo per descrivere i processi sotterranei di cui si occupano principalmente le scienze cognitive.
Sono processi che spaziano su diversi livelli di complessità, dall’analisi delle caratteristiche fisiche dello stimolo da parte dei nostri sistemi sensoriali a processi di immaginazione, ai processi decisionali.
Per le scienze cognitive molti processi avvengono al di fuori della coscienza. L’analisi di uno stimolo da parte del sistema sensoriale riguarda le proprietà fisiche dello stimolo e avvengono senza alcuna consapevolezza cosciente. Il cervello possiede dei meccanismi per computare la forma, il colore, la collocazione e il movimento di oggetti, il livello, la tonalità e la provenienza dei suoni. Siamo immediatamente consapevoli della diversa intensità dei suoni, della diversa lontananza degli oggetti ma non siamo in grado di spiegarci quali operazioni siano state svolte dal nostro cervello per portarci a queste conclusioni.
Possiamo dire che se dovessimo spiegarcelo saremmo così oberati a fare confronti che non arriveremmo a fare tante altre cose. Dall’analisi delle caratteristiche fisiche degli oggetti costruiamo un significato mediante il confronto con oggetti simili classificati nella nostra memoria a lungo termine. Da qui possiamo passare alla memoria autobiografica ed episodica, concettualizzando l’oggetto e richiamare ricordi e aspetti di esperienze personali con quell’oggetto.
Ancora una volta non c’è dato conoscere i processi per cui ci vengono alla mente proprio quei ricordi e quelle emozioni associate. La nostra mente se lasciata “sbrigliata”, è in grado di fare cose sorprendenti e inspiegabili.
La nostra mente è in grado di calcolare la distanza su una mappa rappresentata con una immagine mentale tra diversi luoghi in maniera inconscia.
Il linguaggio, lo strumento prediletto della coscienza, è anch’esso il prodotto di processi inconsci. Non avremmo il tempo di pianificare la struttura grammaticale di una frase.
Il gusto nello scegliere di comprare un arredo o un accessorio personale è una cosa estremamente soggettiva. La scelta dipende dalla moda del momento che è soggetta a cambiamenti culturali e temporali. Certamente il nostro gusto viene assoggettato alla moda e questa rappresenta una operazione assolutamente inconscia. Il processo di scelta avviene in modo inconscio in quanto veramente non ci è dato sapere perchè non ci piace un certo oggetto mentre ce ne piace un altro.
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