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Mentre state avendo una discussione animata e difficile con una persona, provate a ridire le stesse cose con altre parole.
Una comunicazione efficace è quella dove viene praticato un buon ascolto. Infatti, i buoni comunicatori praticano l’ascolto attivo cioè, ogni volta, prima di rispondere fanno la riformulazione.
Praticamente, prima di dare un qualsiasi giudizio o esprimere qualsiasi valutazione, cercate di ridire con parole vostre e sinteticamente quanto vi è appena stato riferito. Come se l’altro vi domandasse di ripetere per vedere se avete capito ciò che ha detto.
Chiedete poi se è così e, nel caso non lo fosse, riformulate con parole diverse oppure arricchendolo di significati che l’altro voleva dire e poi chiedete di nuovo se è proprio quello che voleva dire.
Fatelo fino a che l’altro non vi dice che era proprio quello che voleva dire.
Ovviamente, senza sarcasmo o tono derisorio se ci tenete veramente a correggere la vostra comunicazione con l’altro.
Nella comunicazione sono molte le persone che partono prevenute utilizzando, ad esempio, parole come “non hai capito…”. Decisamente, non basta nemmeno la famosa frase “non mi sono spiegato” e ripetere pari pari con aggressività.
Se vi trovate a dare aiuto a qualcuno fate un passo ulteriore, cercate di riferire anche a parole le modalità espressive, il tono della voce e le emozioni che l’altro ha messo nella comunicazione.
Tale modalità, più complessa, si definisce “riformulazione comprensiva”. Più oltre riporto un esempio emblematico di riformulazione comprensiva che una madre rivolge alla figlia.
La riformulazione non è un compito molto facile
Ebbene, se imparate a fare la riformulazione eviterete molti malintesi e vivrete i vostri rapporti con più soddisfazione.
Vediamo un esempio di riformulazione nel colloquio seguente
Ragazza 16 enne che si lamenta con la madre del comportamento delle sue compagne di classe.
Ragazza: “Non mi considerano proprio. Quando parlano di ragazzi si riuniscono e a me mi escludono. Ma cos’ho che non va? Perché fanno così ?”
Madre: “Mi stai dicendo che le tue amiche ti escludono per qualche ragione che non sai. E’ così?
Ragazza: “Milena specialmente. Dice che io non so mantenere un segreto”
Madre: “Mantenere un segreto è importante per le tue amiche. Perciò ti escludono
Ragazza: “Ma io solo una volta ho detto a Marco di lei. Che usciva anche con Paolo”
Madre: “Stai dicendo che hai tradito la tua amica per questo ce l’ha con te ?”
Ragazza: ”Si. Ma a me è dispiaciuto tanto e ammetto di avere sbagliato. Ma non glielo dirò mai”
Madre: ”Stai dicendo che hai difficoltà ad ammettere le tue colpe?”
Ragazza: “Si. Eppure vorrei tanto riuscire a scusarmi con lei”
Madre: ”Vorresti scusarti ma non ci riesci… piccola mia”
Con queste parole la madre si accorge che la figlia sta per scoppiare in una crisi di pianto e l’abbraccia. Con l’espressione “piccola mia” la madre ha coinvolto la figlia in una manovra avvolgente: le ha fatto sentire protezione e accoglienza. La ragazza ha potuto così esprimere i suoi sentimenti conseguenti alle sue difficoltà comunicative ed ha, inoltre, ricevuto la spinta giusta a mettere in atto i migliori comportamenti suggeriti implicitamente dalla madre.
Vediamo alcuni esempi di comunicazione che allontana
Ogni volta che qualcuno si lamenta per la sua salute o per qualche difficoltà incontrata nel lavoro, per il traffico o altro c’è sempre qualcuno che rilancia con difficoltà maggiori.
Se fate mente locale all’ultima volta che avete detto al vostro collega di lavoro del fortissimo mal di testa che avete avuto, lui, di rimando, vi ha risposto che i suoi mal di testa sono di gran lunga più forti.
E se parlate del vostro raffreddore?
“Oh, non puoi immaginare quello mio della settimana scorsa !”.
Oppure sminuisce dicendo che tutti siamo stati o saremo raffreddati.
E se si tratta del traffico?
Ebbene, ce n’è sempre uno peggiore.
Insomma, è raro trovare una persona che risponda: ”Davvero ? Mi dispiace” e chiede qualche informazione che dimostri di interessarsi a voi.
Talvolta, l’ interessamento è così formale che lascia senza parole in quanto accade addirittura che non ascoltano nemmeno la risposta alla loro domanda. Segno che la loro domanda non rappresentava una domanda ma bensì una loro ulteriore risposta.
Se sappiamo che a qualcuno fa piacere che ci interessiamo a lui/lei e trasmettiamo in questo modo schiettezza e autenticità, allora si fa presto a stabilire un buon rapporto.
Una moglie depressa per esempio, può reagire a uno sguardo stanco del marito pensando immediatamente: “Non ne può proprio più di me”; e un marito ansioso reagisce alla moglie che di solito non si presenta in tempo a un appuntamento pensando “Può essere morta in un incidente(*)”.
In nessuno dei due casi ci si ferma un attimo a considerare le possibili alternative: la stanchezza di lui, la mancanza di puntualità di lei.

“Mia moglie mi ha appena ricordato che bisogna fare qualcosa per nostro figlio che non sta studiando negli ultimi tempi e i risultati a scuola sono preoccupanti.
Da parte mia mi succede che il lavoro non va molto bene e sono alquanto preoccupato ma non voglio dirglielo per non aumentare le sue ansie.“
La riformulazione è il primo passo dell’ascolto attivo, una modalità che aiuta a creare rapporti significativi cioè mette le persone nelle condizioni di essere soddisfatti della loro comunicazione al punto che queste cercano nell’altro collaborazione e sostegno.
L’ascolto attivo è una modalità comunicativa che mette le ali all’ insegnante di successo.
Vuoi imparare l’ascolto attivo ?