Il Buddismo è una scienza della mente
Chi non ammette l’insondabile
non può essere neanche uno scienziato
A. Einstein
MENTE-CORPO: necessità di una visione unitaria della natura e dell’uomo
Molte persone vivono una vita limitata non perchè non possono fare diversamente, ma perchè pensano di non poter fare diversamente.
Purtroppo, in questo modo si perdono molte delle prerogative insite nelle loro capacità auto curative a cui non sono abituati e di cui hanno ancora scarsa possibilità di ricorrervi, contrariamente ai popoli orientali che ereditano un approccio tendente alla visione unitaria dell’individuo nei suoi molteplici aspetti per cui effetti dell’ambiente e dell’individuo si fondono e si integrano in modo equilibrato.
Nella concezione dualistica mente-corpo dei nostri giorni e di tutta la cultura occidentale la mente è stata divisa dal corpo e ha avuto il compito superfluo di controllarlo. La famosa frase di Cartesio Cogito ergo sum e la cultura scientifica che l’ha seguita nel corso dei secoli, ha portato l’uomo occidentale a identificarsi con la sua mente invece che con l’intero organismo. Pertanto siamo consapevoli di noi stessi mediante un io isolato che “vive” dentro di noi.(Capra).
Alla base di questa dicotomia si è sviluppato un conflitto che tanti danni è in grado di fare tra volontà cosciente e istinti, involontari.
Le attuali corrispondenze con le recenti scoperte della fisica moderna non si riscontrano soltanto nei Veda dell’Induismo, nell’I King o nei Sutra buddhisti ma anche nei frammenti di Eraclito, nel sufismo di Ibn Arabi o negli insegnamenti di Don Juan, lo stregone Yaqui descritto da Castaneda.
Questa visione del mondo fatta di singole entità distinte di noi stessi e della società ci procura una immagine distorta. Essa è chiamata Avidyà o ignoranza, nella filosofia buddhista ed è considerato uno stato di turbamento mentale che deve essere superato.
Nella filosofia-religione mistica, cioè nel misticismo insito nella cultura religiosa orientale il cosmo è visto come unica realtà indivisibile, in eterno movimento, animata, organica; materiale e spirituale nello stesso tempo.
In linea con i principi della concezione unitaria della natura e della cultura siamo in grado di dare più valore alle risorse personali e ad alcune differenze individuali.
La teoria degli opposti
Un esempio del modo di concepire l’uomo e la sua natura in modo unitario ci viene dalla cosiddetta teoria degli opposti.
La teoria degli opposti nella cultura taoista presenta un modo di vedere la realtà a partire dagli estremi rappresentati dagli opposti. “Con il solo atto di concentrare la nostra attenzione su un qualsiasi concetto noi creiamo il suo opposto”.(Jung). Se pensiamo al bello ammettiamo il brutto; se pensiamo al giusto ammettiamo l’ingiusto; se pensiamo alla vita ammettiamo la morte e così via.
Ogni elemento della nostra natura umana può essere vissuto pienamente considerando anche il suo opposto. Ciascun concetto e il suo opposto formano in questo modo un unità. La consapevolezza dell’unità di tutte le cose è il fine ultimo dell’insegnamento buddhista. Per superare una visione delle distinzioni intellettuali, allora, dovremo assumere un punto di vista assoluto, cioè della non distinzione.
Dal momento che tutti gli opposti sono interdipendenti, il loro conflitto non può mai finire con la vittoria di uno dei poli sull’altro ecco perchè il mondo sarà sempre una manifestazione dell’azione reciproca tra l’uno e l’altro polo.
La conclusione è che le polarità non rappresentano mai una identità statica ma un continuo dinamismo tra loro.