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Guarigioni auto indotte

potere delle convinzioni

Guarigioni auto indotte

potere delle convinzioniLa psicologia studia il pensiero e il comportamento che ne consegue. In questa definizione il pensiero genera le emozioni e gli stati d’animo nonche i comportamenti che ne conseguono. Fino a qui tutto chiaro. Allora il pensiero governa le nostre azioni e col pensiero possiamo anche , si fa per dire, sollevare montagne. Sembra proprio di si. D’altra parte cosa sono le convinzioni se non dei pensieri molto radicati. Ed è proprio grazie alle convinzioni che che riusciamo ad ottenere quello che vogliamo. E allora perchè non darsi degli obiettivi che attraverso le convinzioni cambino noi stessi fino ad ottenere guarigioni auto indotte. Non sono forse queste le guarigioni miracolose?
Se non ci credete e credete fermamente al ragionamento logico su basi scientifiche allora ve lo dimostrerò.
Il “Come se”, ovvero la forza immaginativa è in grado di cambiare la nostra realtà interiore e le conseguenze possono essere inimmaginabili.

Do per scontato l’influenza degli effetti emotivi e suggestivi sui cambiamenti del corpo. Ci sono numerose guarigioni che appaiono inspiegabili. Alcune di esse sono certamente autoindotte, ovvero sono il risultato di suggestioni che sono arrivate alla meta. Queste hanno determinato quei cambiamenti somatici che ristabiliscono l’equilibrio, liberano il corpo dal “corpo estraneo” in conseguenza allo sviluppo di metaboliti o comunque sostanze che agiscono da mediatori chimici come lo sono le prostaglandine, le citochine, gli oppiacei naturali e tutte le sostanze che derivano dai centri cerebrali della ricompensa e “creano” la felicità.
Alcune ricerche hanno anche stabilito che certi farmaci che vengono utilizzati per sedare il dolore o alleviare le sofferenze della depressione agiscono come placebo. Recentemente si è attribuito alla cosiddetta pillola della felicità, il prozac, tale caratteristica. I meccanismi della reazione del corpo sono stati descritti nel caso delle emozioni. Le stesse vie seguono anche i mediatori chimici del sollievo.

Secondo le acquisizioni più recenti delle neuroscienze, il cervello esegue immediatamente una mappatura del sentimento non appena gli viene segnalato dal corpo. Prendiamo ad esempio uno stimolo che procura divertimento. Se provate a immaginare l’ultima volta che vi siete divertiti a vedere uno schetch di Massimo Troisi potrebbe apparirvi un lieve sorriso sul volto mentre le regioni del cervello che inaugurano la cascata emozionale a cui state cedendo possono anche ordinare di adottare la configurazione che avrebbero assunto nel caso il corpo avesse segnalato loro lo stato emozionale. “Come se” stesse ricevendo dei segnali che descrivono lo stato emozionale definito in fantasia, ovvero, appreso in certi contesti le cui conseguenze possono essere meno gravi o innucue. La trasmissione dei segnali inviati dal corpo al cervello possono essere alterati dal modo in cui ci poniamo a sentirli.
Nei casi di pericolo e di intensa paura i sistemi che controllano la trasmissione del dolore – il grigio periacquedduttale e il tronco encefalico – possono anche ordinare la secrezione di oppioidi naturali ottenendo esattamente lo stesso risultato che si avrebbe somministrando un analgesico: l’eliminazione dei segnali del dolore. Proprio come avviene nelle allucinazioni poichè ciò che è registrato dal cervello nelle sue mappe e ciò che è sentito dalla mente cosciente non corrispondono alla realtà del corpo che potrebbe essere percepita.
Non vi è dubbio quindi, che le espressioni delle emozioni possono essere modulate volontariamente (basta saperlo fare). Fare un uso consapevole delle emozioni a partire dal fatto che il nostro successo dipende in larga misura dall’uso che facciamo delle nostre emozioni. Esse possono farci arricchire o condurci alla miseria e non solo metaforicamente.
Emozioni di fondo vengono denominate sia l’entusiasmo che lo scoraggiamento. Esse possono essere presenti senza che ne siamo consapevoli. Si dice che “lo stimolo competente può operare in modo nascosto”. Proprio quello che abbiamo fatto poco sopra quando ci siamo concentrati su una situazione già verificatasi; oppure quando ne consideriamo una soltanto possibile. In questo caso il pensiero può dar luogo a emozioni di tale genere.
Le emozioni di fondo sono parenti strette degli umori sebbene ne differiscano per il tempo che durano. Le emozioni di base sono la paura, la rabbia, tristezza, disgusto felicità, sorpresa. Quelle che si attivano in contesti sociali e che dal punto di vista evolutivo vengono dette emozioni sociali sono: compassione, imbarazzo,vergogna, senso di colpa,disprezzo, gelosia, invidia orgoglio, ammirazione.
Cosa ci vieta allora di pensare a situazioni positive e gratificanti in certi contesti ove le circostanze richiederebbero pensieri ed emozioni conseguenti di tipo diverso?
Mi fa piacere riportare a questo punto come elemento definitivo la storia raccontata da Paul Watzlawick nel libro “Il linguaggio del cambiamento”. “E’ fin troppo noto che la nostra psiche è in grado di farci ammalare fisicamente che noi possiamo cioè provocare in noi stessi una malattia attraverso una sorta di autoipnosi senza saperlo. Deve perciò essere anche possibile utilizzare questo stesso linguaggio mettendolo al servizio della salute. Esistono innumerevoli esempi degli effetti profondi tali da minacciare o da salvare una vita che possono avere le emozioni, le rappresentazioni, le convinzioni, le aspettative e soprattutto l’influenza esercitata da altre persone.” Potremo spingerci oltre immaginando che quei sorprendenti risultati, inattesi in psicoterapia, non siano altro che la conseguenza degli elementi che ho accennato prima.