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Frustrazione e aggressività

Frustrazione e aggressività

Frustrazione e aggressività

La psicologia scientifica ha poche leggi, una di queste è la immediatezza tra aggressività e frustrazione.

Possiamo così formularla: ogni atto aggressivo è la conseguenza di una frustrazione (Dollard e Miller).

Semplice, no ?

Ma provate un poco a riflettere. Quante volte potete rispondere che un vostro nervosismo non sia stato alla base di una risposta aggressiva, sia essa verbale o di passaggio alle vie di fatto?
Badate bene, una risposta aggressiva è anche quella irritata nei toni, senza essere offensiva nei termini; fatta di sottintesi o calunniosa, con derisione o con superiorità, di tono accusatorio o irrisorio, caustica, ironica oppure sarcastica, di disappunto o una contrarietà ostinata e di tutte le specie comunicate con tutti i mezzi che volete e che fanno sentire l’altro in qualche modo offeso.
Che sia chiaro, la risposta molto frequente di chi si sente frustrato e per questo risponde con un atto aggressivo qualsiasi è: “stavo scherzando”. In questo modo si interrompe la comunicazione, oppure inizia una disputa tutta indiretta a scapito della chiarezza e della possibilità di arrivare ad un chiarimento.

Un tale modo di comunicare dovrebbe essere sostituito da uno più diretto fatto da una comunicazione che va direttamente alle ragioni del dissenso.
Dunque, possiamo affermare che dietro ogni atto aggressivo c’è stata una frustrazione.

Ma cosa è una frustrazione?
Una frustrazione è l’impedimento della soddisfazione di un bisogno.

Partiamo allora dal definire e descrivere cosa sono i bisogni da cosa emergono e che peso hanno nel decidere di dare una risposta a un determinato stimolo.
Sappiamo che i bisogni primari (respirare, bere e mangiare, dormire, sessualità, aggressività e conservazione) si esprimono sottoforma istintiva. Sappiamo anche che ciascuno è in grado di tenerli a bada ed esprimerli al meglio secondo norme di civiltà e buon senso.

Quello che più difficilmente sappiamo è che ciascuno può educare l’espressione degli istinti fino ad un certo punto e questo limite è dato dall’educazione, dalla cultura di appartenenza e da alcune caratteristiche che derivano da una speciale forma di fiducia nelle proprie possibilità e di cambiamento.
Anche il bisogno di sicurezza, di appartenenza, di attaccamento e di gregarietà nonché di conoscenza, fanno parte di quei bisogni che possono diventare molto importanti. 

Il bisogno, però, che tiene testa a tutti è 

Il bisogno di essere apprezzato

Di sicuro sappiamo che quando riceviamo una risposta – espressa in qualsiasi modo, sia verbale che non verbale – dalla quale percepiamo la mancanza di apprezzamento personale rimaniamo delusi e irritati.

I bisogni chiamano per essere soddisfatti.

Fate molta attenzione a tutte le volte che perderete la calma, ebbene ogni volta sforzatevi di scoprire cosa vi ha fatto irritare. Scoprirete che è sempre una questione di mancata accettazione o offesa alla vostra autostima o anche un attacco al vostro amor proprio.

Ebbene, se volete cambiare o moderare le vostre risposte aggressive domandatevi sempre ad ogni occasione: quale bisogno mi è stato negato?

Come d’incanto la vostra adrenalina scenderà di livello ed avrete in questo modo ottenuto più controllo.

Come vi sembrerà naturale per i bisogni cosiddetti primari e  anche per quelli secondari, c’è una risposta quando c’è un bisogno che preme. Questa tensione che spinge al soddisfacimento di un bisogno si definisce motivazione.
La frustrazione non è necessariamente, quindi, una esperienza negativa e disadattiva, ma fonte potenziale di un adattamento più maturo per il quale l’individuo si rende consapevole dei limiti che la realtà fisica e sociale impone al soddisfacimento delle sue esigenze.
Consideriamo i bisogni come necessità evolutive molto ad di sopra delle pochezze espresse dai bisogni solamente umani.
Cioè, dal punto di vista naturalistico, la forza che spinge tutti gli esseri viventi alla sopravvivenza, si esprime con la tendenza ad adattare quanto meglio possibile la sua capacità di incontrare il sesso opposto per accoppiarsi e riprodursi. A guardare bene sembra che quella dell’accoppiamento per tutti i viventi sia la forza più impetuosa e pervasiva, assieme a quella di conservazione che preserva e difende dalla morte ogni individuo.
Nella specie umana la civiltà impone regole per cui l’adattamento ad esse costituisce un termine del valore e dei meriti delle persone.

Ma cosa succede quando subite una frustrazione?

Nelle persone con disturbi nella sfera dei rapporti sociali, quelli che, per intenderci, non amano stare con gli altri per diverse ragioni, ma soprattutto, in quanto scarseggiano di abilità sociali o prerogative sul piano della competenza assertiva o comunicativa in generale, un invito a cena può essere causa di frustrazione. In questo caso si tratta di impedimento del bisogno di stare da soli. Ma quel bisogno risulta veramente in qualche modo innaturale in quanto va bene desiderare talvolta la pace della solitudine, ma desiderarlo in quanto lo stare da solo impedisce in qualche modo di affrontare gli altri in quasi tutti i contesti umani, può diventare veramente troppo.
E’ sicuramente all’origine di un comportamento anomalo e di cui non esserne soddisfatti, anzi viene spesso nascosto in quanto occasione anche di vergogna o imbarazzo.
Esaminiamo anche altri bisogni.
Vediamo il bisogno di appartenenza o di gregarietà.
Il vincolo psicologico che sottende il bisogno di appartenenza, cioè, quello di far parte di una comunità, condividerne la cultura , le tradizione, i miti e i riti nonché le consuetudini (tutto quello che abbiamo identificato come credenze), il linguaggio, le forme della comunicazione, ecc., quando viene reciso o eluso per qualche ragione, provoca gravi frustrazioni.
Alla base della convinzione (credenza) di non essere in grado di modificare le proprie risposte alle frustrazioni, molti si costruiscono delle credenze che assumono il valore di verità assolute. Ogni tentativo o richiesta di affrontare l’impresa viene declinato sotto forma di richiesta improponibile come è stato per Massimo, il caso che ho descritto poco sopra.
Se esaminate dentro di voi provate a cercare queste false convinzioni. Ne troverete certamente qualcuna che vale la pena prendere in considerazione.

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