Comunicare bene
“Mia moglie mi ha appena ricordato che bisogna fare qualcosa per nostra figlia che non sta studiando negli ultimi tempi e i risultati a scuola sono preoccupanti.
Da parte mia mi succede che il lavoro non va molto bene e sono alquanto preoccupato ma non voglio dirglielo per non aumentare le sue ansie.“
Lei:” Hai parlato con Anna? ”
Io: “Con tutto quello che ho avuto da fare ieri mi sono proprio dimenticato”
Lei:” Come al solito. Non si può fare affidamento su di te. Te l’ho detto anche la settimana scorsa e te ne sei altamente fregato ”
Io: “Pare che io non abbia niente altro da pensare e mi gratto la pancia da mattina a sera come fai tu”
Lei: “ Ma se io non faccio altro che andare avanti e indietro per stare appresso alla casa e alla cucina e ai panni da stirare e occuparmi di voi che non trovo il tempo per niente altro. ”
Io: “ Mi devi spiegare come mai mia madre ha allevato quattro figli senza mai lamentarsi mentre per te ogni cosa sembra una fatica enorme?”
Lei: “ Metti sempre in mezzo tua madre. Sei sempre stato il cocco di mamma e io mi sono stancata di essere sempre paragonata a lei ”.
La richiesta ci mette poco a trasformarsi in litigio e l’unica conclusione è l’amaro in bocca per non essere riusciti a risolvere un problema. Intanto, forse la ragazza va male a scuola proprio perché i genitori non stanno più in armonia. Ma questa è un’altra storia. Rimane, tuttavia tra i due la sensazione netta di non capirsi e ciò sta alla base di una spirale che affligge e mantiene il rapporto insoddisfacente.
Quando la comunicazione è buona si vive meglio e i rapporti non solo sono più chiari e soddisfacenti ma si cade meno nella incomprensione e nel litigio. Ma anche il litigio va saputo gestire.
Il litigio, il conflitto, diventa l’origine del chiarimento. La conclusione del litigio diventa una strategia altamente proficua proprio come accade nelle dispute ai livelli più alti.
Vediamo un buon esempio di riformulazione nel colloquio seguente.
Ragazza 16 enne che si lamenta con la madre del comportamento delle sue compagne di classe
Ragazza:“Non mi considerano proprio. Quando parlano di ragazzi si riuniscono e a me mi escludono. Ma cos’ho che non va? Perché fanno così ?”
Madre: “Mi stai dicendo che le tue amiche ti escludono per qualche ragione che non sai. E’ così?”
Ragazza: “Milena specialmente. Dice che io non so mantenere un segreto”
Madre: “Mantenere un segreto è importante per le tue amiche. Perciò ti escludono”
Ragazza: “Ma io solo una volta ho detto a Marco di lei. Che usciva anche con Paolo”.
Madre: “Stai dicendo che hai tradito la tua amica per questo ce l’ha con te ?”
Ragazza:” Si. Ma a me è dispiaciuto tanto e ammetto di avere sbagliato. Ma non glielo dirò mai”
Madre:” Stai dicendo che hai difficoltà ad ammettere le tue colpe?”
Ragazza:” Si. Eppure vorrei tanto riuscire a scusarmi con lei”
Madre:” Vorresti scusarti ma non ci riesci… piccola mia”.
Con queste parole la madre si accorge che la figlia sta per scoppiare in una crisi di pianto e l’abbraccia. Con l’espressione “piccola mia” la madre ha coinvolto la figlia in una manovra avvolgente: le ha fatto sentire protezione e accoglienza. La ragazza ha potuto così esprimere i suoi sentimenti conseguenti alle sue difficoltà comunicative ed ha, inoltre, ricevuto la spinta giusta a mettere in atto i migliori comportamenti suggeriti implicitamente dalla madre.
Il colloquio appena riportato è un esempio di come l’ascolto comprensivo con la procedura della riformulazione aiuta a risolvere un problema ma soprattutto conferma l’appoggio che una madre può dare a sua figlia in difficoltà. Non si tratta solo di un fatto occasionale.
L’ascolto comprensivo con riformulazione aiuta a creare rapporti significativi cioè mette le persone nelle condizioni di essere soddisfatti della loro comunicazione al punto che esse cercano nell’altro collaborazione e sostegno.