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Cambiare il pensiero

Cambiare il pensiero

(Tratto da: Caso e Destino di P. Mancino) Per cambiare il pensiero bisogna imparare a riconoscere dapprima, e successivamente a sostituire, i pensieri automatici, le credenze che siete abituati a pensare.
Avete capito bene. I pensieri possono essere cambiati, anche quelli più radicati e che sono responsabili di alcuni modi di essere e di apparire agli altri.
Se date uno sguardo all’indietro ed esaminate voi stessi potrete (come sarà certamente accaduto già) rendervi conto di quanto sto asserendo. Non è tutto. I pensieri sono anche all’origine di come vi sentite, cioè di come vivete i vostri stati emotivi.
Siete tipi molto impulsivi? Arrivate subito alle conclusioni e non avete molta pazienza? Vi sentite facilmente vittime degli altri e siete preoccupati del loro giudizio? Vi sentite poco inclini a mettervi nei panni di un altro e vi riconoscete alcune rigidità o inflessibilità?
Ognuna di queste difficoltà ha una origine riconosciuta nel vostro modo di affrontare le questioni. Fanno parte di consolidate abitudini a pensare in un certo modo e sono immediatamente rilevabili anche in relazione ai contesti in cui li avete vissuti e avete agito e sono alla base dei vostri comportamenti e stati d’animo.

Pensiero e comportamento
La particolarità consiste che voi non riuscite a riconoscere nel pensiero l’origine del comportamento. Avete qualche difficoltà a riconoscere che se viene cambiato il pensiero si cambia anche il comportamento. Oppure dal punto di vista razionale ne siete persuasi ma i vostri comportamenti sono ancora molto dipendenti da quelle abitudini che voi volete cambiare ma non sapete come fare. Spesso sono saldamente legati alla ideologia ovvero allo strumento (leggi pretesto) che si oppone ad alcuni cambiamenti che proprio per questo ostacolo non riuscite a fare.
Ebbene, un modo per affrontare il cambiamento consiste nel riconoscere in primo luogo la possibilità di mettersi dal punto di vista dell’altro; riconoscere che da quel punto di osservazione la realtà assume una configurazione diversa. E’ solo un caso dovuto all’esperienza diversa rispetto a quella persona che io “vedo” cose diverse.
Riconoscere che siamo diversi e ciononostante simili, non esclude che siamo disposti a riconoscere a ciascuno la propria unicità, la propria irripetibilità. L’uguaglianza degli esseri umani attribuisce a ciascuno una identità e una diversità assieme. Di questo se ne avvantaggia la psicologia che dedica al pensiero una importanza fondamentale.
Alla psicologia relazionale l’importanza della relazione e alla teoria dello strutturalismo il pregio di riconoscere a ciascuno di noi una struttura cognitiva formatasi nel corso del tempo in seguito al contributo della natura e della cultura in condizioni uniche, essenziali e irripetibili.
Per queste ragioni il contributo del caso, inteso come casualità, è imprescindibile.
Le persone che hanno deciso di cambiare possono scegliere di spostarsi, modificare alcune abitudini, affidarsi a qualcuno più saggio, diventare più onesti e leali e altre innumerevoli opportunità offerte. Altre, invece, continuano a lasciarsi travolgere dagli eventi della vita.
Uno dei mezzi per cambiare se stessi dall’interno consiste di studiare e affidarsi alla teoria e alla prassi richiamate dalla scienza psicologica e in particolare a quelle della psicologia cognitiva e relazionale. Ci sono però anche altri metodi o modelli che affiancano la teoria della mente per cambiare certe cattive abitudini che procurano dipendenze e ansia patologica.