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Bella senz’anima

Bella senz’anima

 

La coppia non va per un difetto di comunicazione.

Significa che i singoli non danno lo stesso significato alle parole.

L’emotività porta a dire più che ad ascoltare e allora ciascuno si ritrova da solo a parlare in presenza dell’altro perchè si è perso il collegamento.

       Non è sempre così.

Ovvero, c’è anche chi non riesce a stare in sintonia con l’altro perchè gli mancano le chiavi interpretative per comprendere. In pratica non ha i codici per capire le manifestazioni emotive del compagno. In una parola si tratta di un difetto di empatia.

Essere empatici

      Essere empatici significa letteralmente la capacità di mettersi nei panni dell’altro, sentire la compassione ma anche comprendere gli stati d’animo della persona che ha di fronte come il rammarico, la pietà, il cordoglio, la pena, la sofferenza che l’altro prova per qualcosa che deriva dalle azioni dell’altro. Alla base di tutte queste attività così importanti del nostro agire nella collettività c’è il riconoscimento delle intenzioni degli altri a partire da atti quotidiani di reciprocità.

Prendiamo il caso di Marta e Vincenzo. I due soffrono perché, a detta di lui, Marta non sente vicinanza affettiva a Vincenzo: “non comprende quando sono giù per sua colpa. L’altro giorno mi ha trattato una schifezza e poi, come se niente fosse si è lamentata che non nutrivo simpatia per lei ed ero chiuso in me“.

      Dal canto suo Marta lo incolpa di non rispondere subito quando lui si sente offeso e a volte è veramente per molto poco. Marta accusa Vincenzo di essere molto suscettibile e permaloso. Allora Vincenzo rincara la dose e racconta altri episodi in cui era Marta a mostrarsi contrariata con Vincenzo accusandolo di mostrare una emotività “ballerina”: “Sembra dottor Jackil e mister Ide, all’improvviso cambia umore senza una ragione”.

Marta dice che ciò è accaduto più volte e sembra essere un problema per cui lei si preoccupa della salute psichica di lui. E’ a questo punto che Vincenzo va su tutte le furie e accusa Marta di essere “Bella senz’anima”. Sensibilmente scosso, Vincenzo è convinto che la signora, vittima di un gioco psicologico, non comprende che all’origine delle sue cadute emotive è l’insensibilità di lei a non comprendere davvero gli stati emotivi del compagno, a non manifestare vicinanza affettiva nè calore umano.

L’uomo spiega numerose situazioni in cui la signora, chiusa entro i suoi pensieri e le sue preoccupazioni non si avvede che ignora i bisogni e le necessità del compagno, non solo materiali, e quando costui glielo fa presente ha sempre un motivo per giustificarsi e certe volte l’ha mandato a quel paese per le sue richieste affettive ritenute pretese.

La coppia è stata seguita da me per una diecina di colloqui, nel corso dei quali ho avuto modo di farmi una idea per suggerire loro qualche soluzione.

La storia di Marta

La storia di Marta è stata abbastanza penosa da bambina. La madre viene descritta come disinteressata e cinica nei suoi riguardi mentre il padre una persona violenta che si lasciava andare a  scatti d’ira senza che la bambina ne comprendesse il motivo, arrivavano le botte all’improvviso, senza che ci fosse una ragione. Da adulta la donna sembra ribadire questo concetto quando afferma nei confronti del compagno che non capisce  da dove provengono le sue improvvise trasformazioni d’umore. Marta sembra quindi nascondere dei vuoti di comprensione e, nello specifico le emozioni del compagno. Non riesce a leggere le trasformazioni emotive precedenti a quelle definitive e soprattutto non riesce a vedere il suo ruolo in queste trasformazioni. Proprio come racconta avveniva durante l’infanzia con il padre violento.

La capacità di comprendere gli altri a partire dal comprendere le loro intenzioni è dovuta principalmente a cellule cerebrali chiamate neuroni specchio e la cui attività è alla base del modo in cui governiamo le nostre vite, comunichiamo sul piano mentale e su quello emotivo. Il principale motivo per cui i neuroni specchio hanno suscitato tanto interesse è quello che danno una percezione unitaria dell’azione. Si pone alla base di un meccanismo che unifica quello che fanno gli altri  con le nostre capacità e le rende comuni anche come un riconoscimento  in sè e negli altri delle comuni capacità e competenze di rappresentazione della realtà. Quindi, anzichè avere un cervello distinto  questa consapevolezza rende le persone  capaci di condividere una visione  unitaria della vita.

Ci domandiamo allora: “La capacità di comprendere gli altri può essere migliorata? Ma soprattutto: La capacità di comprendere gli altri aiuta il nostro processo di consapevolezza e ci rende migliori?

Marco Iacoboni nel suo libro I neuroni specchio riporta uno studio che aveva lo scopo di stabilire il ruolo svolto dal calore umano durante delle interviste. Lo studio ha rivelato che gli intervistatori più calorosi, quelli cioè istruiti a protendersi, sorridere e fare dei cenni con il capo inducevano questi stessi movimenti negli intervistati. Si è visto poi che si aveva l’attivazione dei muscoli del volto per il sorriso quando l’intervistatore sorrideva e quelli della rabbia quando egli si mostrava arrabbiato. Ma ciò sembra scontato. Allora proviamo a vedere se siete in grado di riconoscere il pensiero di una persona di cui non riuscite a vedere l’emozione che prova non perchè non la stia provando ma in quanto stringe una matita tra i denti e questo gli impedisce di esprimere l’emozione sul volto.

Ebbene il riconoscimento delle emozioni sul volto dell’altro anche quando ha una matita tra i denti in modo tale che gli impedisce di mostrarne i segni, è un segno del fatto che essa non viene riconosciuta dal nostro sistema cosciente ma dai segnali inconsci trasmessi mediante altre vie e recepite attraverso quelle stesse vie. Solo successivamente all’attivazione di questo sistema di riconoscimento, cioè quando ne abbiamo piena consapevolezza, saremo in grado di attivare il nostro sistema di neuroni specchio in modo riflessivo.

A questo punto sembra inutile che mi dilunghi sull’argomento. I due sono stati invitati a svolgere assieme un seminario nel quale venivano proposte numerose occasioni di confrontarsi con situazioni in cui bisognava riconoscere le emozioni nell’altro.

Chi volesse ricorrere ad una fonte di primaria importanza per comprendere ed eventualmente esercitarsi a cambiare può farlo leggendo questo ulteriore articolo che approfondisce l’argomento dell’empatia e delle sue conseguenze comunicative e di socializzazione. https://www.psicologo-napoli.it/6993-2/

 

 

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