Al fine di comprendere se stessi
Al fine di comprendere se stessi
Qualcuno sente di avere bisogno di uno psicologo.
Vuole avere una consulenza, vuole comprendere ciò che gli sta capitando perchè da solo non ci riesce.
Cosa succede dentro di me?
Si tratta di qualcosa che gli produce disagio, agitazione, disorientamento e non sa spiegarsene il motivo.
Provo a fare come ho sempre fatto
Improvvisamente, cioè, da un giorno all’altro, si è trovato a fare i conti con una incapacità o un malessere che, dopo avere tentato di allontanare in tutti i modi che conosce, non ci riesce più e la condizione di difficoltà emotiva rimane. Persiste nonostante tutti i suoi tentativi di ricacciarla indietro, di combatterla distraendosi, pensando a qualcos’altro. Ha anche deciso di prendersi un po di distensione, ma niente, non va via.
Dottore, mi sento impotente
Pensa ogni minuto al suo disagio che diventa sempre più forte. E’ una condizione che lo irrita. Si sente impotente di fronte a qualcosa che lo sta logorando. Non riesce a spiegarsi come, una condizione che altre volte ha superato con qualche giorno di riposo o svago, adesso non va proprio via.
Quindi decide di rivolgersi ad uno specialista della mente e dei processi mentali. Forse riuscirà ad ottenere qualcosa.
Cose strane
Ma i mezzi e i metodi che usa questo signore gli sembrano fuori luogo: non c’è apparentemente nessun motivo che lui capisce che gli impedisce di essere normale. Pian piano si fa strada nella mente l’idea di essere seriamente ammalato e pensa immediatamente a qualche medicina. Ma lo psicologo non da medicine, non è nemmeno abilitato a somministrarle, le sue medicine sono delle spiegazioni che potrebbero aiutale il malcapitato a riformulare le sue ragioni che gli spiegano l’origine del disturbo.
Lo psicologo gli parla del processamento delle informazioni che la mente esegue in modo seriale, proprio come fa il computer. Gli parla della presenza di una entità della mente, l’inconscio, che agisce in parallelo e che, essendo inconsapevole, c’è bisogno per conoscere il contenuto che procura il disagio, di agire in qualche modo e leggere i risultati poi a posteriore, in un secondo momento.
Una nuova visione
Si tratta di una condizione e di processi fuori dal senso logico e che ci riportano a stati originari della nostra condizione umana. Un discorso alquanto difficile per essere compreso senza fare ricorso a quella caratteristica molto umana che è l’intuito. Il ricorso che spesso lo psicologo fa al paradosso, gli trasmettono parte di un codice che dovranno entrare nell’universo lessicale del paziente.
Lo psicologo gli spiega che è proprio grazie all’intuito che noi apprendiamo quelle cose che ci fanno stare bene e che combattono il danno senza combattere, magari arrendendosi. Ma arrendendosi in un modo particolare e, per far comprendere meglio, gli spiega che è un combattere arrendendosi, ovvero, arrendersi senza rinuncia, proprio come ci si arrende davanti a un bambino.
Le trame del nostro inconscio
Le trame del nostro inconscio sono oscure e noi non cercheremo di conoscerle ma opereremo per ottenere che la nostra mente faccia qualcosa che prima non aveva mai fatto, ovvero, qualcosa che prima non riusciva a comprendere ma che, condizioni di stress conseguenti a traumi o a inibizioni, hanno relegato o frustrato nella mente inconsapevole.
Così egli si è trovato a combattere contro una parte di se stesso e non poteva vincerla certamente. Ecco allora la resa.
Arrendersi come ci si arrende davanti a un bambino
Ma una resa intesa come la condizione di lasciarsi andare o arrendersi, tanto, a cosa sarebbe servito continuare se non ad esasperare il conflitto lasciando crescere l’ostacolo.
Qualcuno non comprende che si può agire senza agire poichè il problema è all’origine del permanere della difficoltà. Se uno non si ravvede che il cambiamento nella logica dell’affrontare è il ritirarsi in buon ordine e insiste nel combattere con una guerra accanita, rifiuta l’idea che in noi esiste una parte insondabile e si ostina a rifiutare di comprendere.
Lavorare contro
Allora si ostina ad ostacolare la terapia. In questo caso, se gli sforzi non ottengono risultati e il paziente combatte anche contro il lavoro dello psicologo, bisogna smettere di frequentarsi, abbandonare la terapia.
Il postulato di ogni intervento psicoterapeutico, cioè comprendere se stesso, è mancato, perciò conviene rinunciare.
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