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A Nunzia le hanno tolto la possibilità di amare

A Nunzia le hanno tolto la possibilità di amare

Ho ricevuto questa lettera che pubblico (coi nomi resi anonimi) perchè possa servire da monito per quelle persone che ancora non hanno compreso la portata delle conseguenze devastanti di una violenza sessuale.

Per i toni altamente drammatici e penosi si consiglia di non leggerla a persone particolarmente sensibili.

Buonasera Dottore,
mi chiamo Nunzia ed ho 20 anni… Stasera il cielo è grigio e le nuvole ondeggiano di qua e di la come onde, sento un venticello leggero che mi accarezza il viso.
Sono seduta per terra e appoggio la testa sulla finestra lasciandomi trasportare dalla sensazione che trasmette quel delicato soffio di vento tiepido sulla mia pelle…
Gli occhi diventano lucidi e le lacrime sovrastano il mio volto,mi abbraccio talmente forte cosi da poter sentire quell’ amore illusorio che non ho mai ricevuto un tempo…
la penna si lascia trasportare dalla mia mano che scrive all’infinito, quel dolore… quel senso di vuoto e di schifo che un genitore possa lasciare addosso al corpo, ma soprattutto nel cuore del proprio figlio… un dolore con il quale non riesco più a conviverci e per questo ho bisogno di parlarne, e a volte di gridarlo a tutti…
ora ho 20 anni eppure fa ancora troppo mal… ogni bambino che passa lo guardo cercando di capire se anche lui sta passando l’inferno, perché gli occhi di un bambino sono per me le perle preziose che hanno dentro di se, tenute con cura o rovinate per scopi adulti o fragilità personali.

..Tutto è iniziato; quando ho compiuto i 18 anni, avevo una terribile paura di stare sola cosi ho iniziato a chattare per conoscere ragazzi e partivo sempre con la speranza di trovare la persona giusta… sono andata a letto con tutti, perché per me fare sesso è dimenticare tutto, è non sentire quel continuo senso di morte interiore, al momento sto bene ma dopo ritorna la tempesta… mi sento un burattino carnale creato da me stessa.
Ormai ho fatto sesso con tutti, molto spesso non volevo farlo e mi costringevo da sola, durante il rapporto piangevo e mostravo quelle lacrime ai ragazzi come lacrime di felicità, ma in realtà era solo un momento di liberazione… ho venduto il mio corpo a tutti, ho perso la mia dignità e quando solamente devo baciare un ragazzo non provo più niente, non ho più sentimenti positivi in quel momento se non solo la rabbia, la paura e l’ansia di iniziare un rapporto sessuale..


Volevo prostituirmi, cosi ogni sera mi collegavo in chat per fissare “appuntamenti” con persone sconosciute per fare sesso durante i giorni in cui non mi vedevo col mio ragazzo perché la sofferenza che provo è come un tamburo che non smette mai di suonare… faccio sesso per dimenticare ed esso diventata una droga, che mi fa morire pian piano.
Durante il rapporto sessuale ho solo paura e non mi sono mai rilassata fin dal primo giorno che ho iniziato a farlo… ma è come se in quel momento una parte di me non è li con lui, è presente solo il mio corpo mentre la mia testa è da un’altra parte per dimenticare quello che sto facendo… ho solo il cervello completamente vuoto non riesco più a concentrarmi in niente e ne anche nello studio, ho il cuore in lacrime, solo quello… ma le lacrime sono tante ogni sera che mi rinchiudo in camera a piangere, ma ne anche quelle ora bastano a liberarmi…
da piccola ho sempre avuto paura dell’ organo maschile, specialmente quello di papà e non mi avvicinavo mai a lui perché temevo cose negative nonostante sia una brava persona.. ho paura solamente del suo abbraccio e durante i giorni cerco di evitarlo.. posso dire che ho dedicato la mia adolescenza a vendere il mio corpo…. se da una parte fare sesso mi fa paura dall’altra mi da quella sicurezza da parte del ragazzo che non ho io nei miei confronti… molto spesso penso al suicidio ma non è giusto farla finita sarebbe troppo comodo… non ho più sentimenti, niente mi è più rimasto se non usare il mio corpo come mezzo per dimenticare… mi scuso se ho scritto troppo ma sinceramente avevo,anzi ho bisogno di liberarmi visto che ormai sono scoppiata e visto che non parlo con nessuno… volevo raccontarle la mia vita:

Sono nata in Polonia e adottata a quattro anni e mezzo…mi sono subito trovata bene nella nuova famiglia, mia mamma si chiama Giulia e papà Carlo ,hanno otto anni di differenza.. sono persone tranquille e non hanno mai litigato.. mamma fa la casalinga e papà è in pensione da tre anni ma faceva il bibliotecario all’ università di ******. viviamo tutti e tre con nonna Franca che è ancora in gamba…
con mamma ho sempre avuto un buon rapporto ma con papà dal primo giorno che sono entrata in Italia ho sempre avuto paura di lui, non tanto della sua persona ma del contatto fisico anche solo per abbracciarlo, con lui sono sempre aggressiva nel senso che rispondo sempre in modo aggressivo, non ho dialogo e le uniche parole della giornata sono sempre le stesse: ciao papi, e basta… posso dire che sono assieme da parecchio ma se mi dovessero chiedere chi è tuo papà io rispondo: non lo so.
Con mamma invece ho sempre parlato di tutto ma da quando ho fatto i 18 anni anche il mio rapporto nei suoi confronti è sempre più chiuso anche se alla fine quando mi rendo conto di sbagliare torno sempre da lei…
Mi ricordo la Polonia, l’istituto aveva una porta color giallo senape, all’ingresso c’era una piccola entrata e subito dopo le scale che portavano nelle stanze coi letti a castello; ricordo di un bambino con il quale avevo fatto amicizia; ricordo della zuppetta che ci davano da mangiare; ricordo del cortile fuori dall’istituto, io piangevo sempre e mi mettevo nell’angolo, non parlavo con nessuno altro bambino ma solo con il quale avevo fatto amicizia…
Ricordo quando prima di essere portata in istituto stavo coi miei, io piangevo sempre, non avevamo una casa, stavamo in una stradina circondata da un palazzo grigio… mia madre mi lasciava sempre da sola, sporca e più i giorni passavano e più mangiavo di meno, ero sempre al freddo e non mi vestiva, aveva i capelli lunghi e mori con gli occhi azzurri, si chiamava *******.

 

 

 

Mi ricordo l’incubo di mio padre, beveva sempre, picchiava mia madre, lui faceva il minatore, si chiamava ……..
Mi ricordo in particolare delle sere, mia madre mi teneva ferma per le mani e mio padre con una mano mi teneva ferma i piedi e con l’altra mi toccava manipolandomi i genitali, lui rideva mentre lo faceva, io non volevo, sentivo male e non facevo altro che piangere, volevo muovere i piedi ma invece riuscivo a malapena a muovere il busto e a piangere dal dolore che sentivo e dalla rabbia che avevo di vedere mio padre ridere in continuazione mentre mi faceva male.
Ma perché mi domando? Perché? perché non cera nessuno in quei momenti che mi potessero sentire? Perché ha usato me? ero solo piccola e potevo solamente piangere? ora io mi chiedo sempre: papà ora non provi ne anche un minimo di vergogna per quello che mi hai fatto?. Non te ne frega niente vero? Ma non te ne fregava niente di me quando ero con te, figurati se te ne può fregare ora?.
Ricordo ancora le tue mani che spingevano contro di me e fin che tu non ti decidevi a finire io dovevo starmene ferma ad aspettare che tu finissi e tutto questo per cosa papà? Non è una buona giustificazione il fatto che tu bevevi… quel corpicino odiato, usato per quali tuoi scopi? Papà ero solo una bambina,una bambina che desiderava solamente ricevere qualche carezza, invece tu non facevi altro che bere, che picchiare mamma e alla sera prendere me e fare di me quello che volevi…vorrei spiegazioni ma so che ora non è possibile, forse tu sei già morto? o forse sei ancora vivo?non lo so… vorrei solo che un giorno tu ti mettessi davanti allo specchio e ti chiedi:
ma cosa ho fatto? perché proprio a me? perché?, forse perché piangevo sempre e non mi sopportavi più? ti chiedo scusa papà per questo ma non posso continuare a sentirmi in colpa per quello che tu hai fatto a me, io potevo solo piangere perché mi spaventava vedervi picchiare ogni sera… spesso mi chiedo cosa sono nata a fare? cos’è servito creare il mio corpo se poi voi lo avete usato per giocare o per non so? ditemelo voi perché io non ce la faccio più…
Poi però una signora del condominio sentendomi sempre piangere veniva a capire e vedere com’ era la situazione… fin che un giorno lei capii… vennero più volte i carabinieri a raccomandarvi di non far più cosi, poi però capirono e finalmente mi portarono via per sempre da voi… mi portarono in ospedale e li ci rimasi per venti giorni, avevo problemi all’apparato genitale… ero denutrita e avevo infezioni.
Uscita dall’ospedale mi portarono in istituto dove ci rimasi per sei mesi. papà e non ti dico caro papà perché per me sei stato solo l’incubo che mi seguiva dal primo giorno che mi hai messo al mondo con mamma… ricordo il tuo volto papà, ricordo come avevi ridotto il volto di mamma, i suoi occhi… cazzo papà ma perché tutto questo? perché con mamma mi hai messo al mondo? potevi farne a meno non credi? sai papà la cosa che più fa male è che quando si usa una persona contro la sua volontà, lei si sente impotente e ciò che rimane in lei è la rabbia per non aver potuto fare nulla in quei momenti, è la paura rimasta in lei per aver usato quello che di prezioso poteva usare lei stessa in maniera giusta e positiva da grande,è quell’attimo quando ormai sei dentro e non puoi far altro che star ferma e piangere, perché è la consapevolezza di non poter far niente, di essere usata che ti blocca, e allora non fai altro che sbarrare quegli occhi impauriti e aspettare che tutto finisca… sei contento oggi papà? ti voglio regalare una poesia papà anche se non te ne frega niente, a me basta che la leggi:
Papà,
guardami negli occhi,
sei contento di quello che hai fatto?
Pianti, lacrime, dolore,
le tue mani Papà
la tua forza Papà
le tue dita Papà…
e il tuo cuore?
Nient’ altro che
Un sacco di segatura..
Guardami negli occhi papà:
oggi
ti senti orgoglioso
di essere una merda?

Mi sono sempre portata dentro questa paura per il contatto verso le figure maschili, ho sempre avuto paura del pene di papà, a 18 anni e mezzo pensando bene di far emergere il tutto in una maniera del tutto nuovo, ho iniziato a tagliarmi sul braccio sinistro con coltelli da cucina solo tre volte ma molto spesso ricorrevo a taglierini… poi capendo che avrei peggiorato le cose perché in quel modo sembrava che volessi solamente attirare l’attenzione ho smesso per un pò….poi però l’ansia e la rabbia nei miei confronti aumentò sempre di più cosi iniziai a tagliarmi anche la gamba destra… il tutto è durato a fine estate quando i miei un bel giorno si sono accorti dei ricami che mi sono fatta e mi hanno voluto aiutare ma io ho rifiutato il loro aiuto perché, per carità sono persone bravissime ma con loro proprio non ci riesco a parlare di me, mi blocco e poi è una vergogna totale…
vivo sempre con questo senso di colpa per ciò che ho “subito” come se quello che mi ha fatto mio padre biologico l’ho fatto io a me stessa.

Dall’età di 4 anni fino adesso non ho mai smesso di masturbarmi, a volte per piacere, a volte per castigare me stessa e mio padre biologico, a volte per farmela pagare, per far pagare a loro quello che mi hanno fatto, a volte per depressione, tristezza rabbia, a volte per liberarmi e piangere, a volte per farmi male da sola… ora mi sono pure attaccata a guardare i film porno, cosa che prima non mi balzava ne anche per la testa perché non ne sentivo il bisogno… ora invece passo 30 40 minuti al giorno per vedere film porno… soprattutto mi attacco a quelli quando non trovo un ragazzo per fare sesso… ho molta paura del sesso anche se da come vado a letto con tutti sembra il contrario… spesso e spesso penso alla prostituzione e la vedo come via di uscita per dimenticare perché vengo pagata… penso sempre, sempre al suicidio ma poi non lo metto mai in pratica, delle volte inizio a bere quando vedo che il dolore che ho dentro è talmente continuo che non lo sopporto più… odio il mio corpo, e trovo amore in me stessa solo facendo sesso con tutti e chiunque… non so più come uscirne… volevo chiederle se sono cosi malata?o se sono un caso di psichiatria? perché di me sinceramente non è rimasta ne anche la speranza ma solo l’idea di provare a farla finita…
mi scuso ancora per avergli tolto del tempo per leggere la mia lettera…
grazie infinite

Nunzia mi ha chiamato; abbiamo parlato; mi ha ringraziato per avere pubblicato la sua lettera. Oggi vive con un uomo molto sensibile ed è contenta della sua condizione attuale.

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