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Sii spontaneo!

Sii spontaneo!

“Sii spontaneo!” è l’ingiunzione categorica del genitore normativo. 

In queste famiglie vige un modo caratteristico di comunicare ove, tra l’altro, è presente anche un tipo di interazione paradossale.

Le persone che comunicano entrano in un paradosso, cioè in una conclusione senza vie d’uscita. L’esempio classico per spiegare il paradosso è l’espressione “sii spontaneo“, rivolta ad un bambino al quale sono stati dati tanti di quei divieti che il bambino ha timore a dire o a fare qualsiasi cosa. Il paradosso sta nel fatto che gli sono state date ingiunzioni contrastanti: troppi divieti non rendono una persona spontanea; pretenderlo da lui con l’espressione “sii spontaneo” lo mettono davanti ad una frustrazione che agirà sulla sua psiche come una trappola. 

Le reazioni di un adulto davanti a questo tipo di comunicazione non è pregiudizievole: egli evita questa persona o risponde facendo presente la sua incoerenza.  Ma le conseguenze di un tale modo di comportarsi per un bambino può produrgli guai seri. Cosa succede nella testa di un bambino è molto grave. Per lui, vivere con un genitore così gli procura esiti molto negativi per il suo equilibrio psichico.

Una innamorata rimprovera il suo innamorato in modo perentorio  di non averle fatto nemmeno una telefonata per l’intera mezza giornata in cui l’uomo era stato impegnato per lavoro. “E’ la chiara dimostrazione che non mi ami”. L’uomo ci rimane male e si scusa. La donna continua: “La prossima volta spengo il telefono fin dall’inizio”. La donna decide di non utilizzare la chiamata del fidanzato come dimostrazione di amore  perciò spegne il telefono. L’uomo rimane senza la possibilità di chiamare la fidanzata per punizione per non essere stato attento nei suoi confronti.

L’atteggiamento della donna è un messaggio ambiguo per l’uomo. Lui non può chiamare perchè lei ha il cellulare spento di proposito, così la donna non potrà misurare il suo amore dalle chiamate telefoniche.

L’esempio più citato di messaggio paradossale (doppio legame, in psichiatria) proviene dall’osservazione dell’interazione tra un figlio in ospedale e la madre, riportato da Bateson nel 1956. Ecco la descrizione dell’interazione. “Contento di vederla le mise d’impulso le mani intorno alle spalle, al che ella s’irrigidì. Egli ritrasse il braccio, e la madre gli domandò: “Non mi vuoi più bene?“. Il ragazzo arrossì, e la madre disse ancora:”Caro non devi provare così facilmente imbarazzo e paura dei tuoi sentimenti“. Il paziente non poté stare con la madre perché sentì un forte impulso a fuggire via da lei.

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