Cosa ci si aspetta da un colloquio psicologico?

   

     Si parte dalla storia personale ma solo per conoscere:

  • come si manifesta il problema?
  •  in quali circostanze si è presentato e si presenta?
  • come la persona ha provato ad agire fino ad ora per tentare una soluzione al suo problema.

 

  La domanda è: “Qual è il suo problema?”

     Da questa prima domanda si vuole arrivare a definire nel massimo dettaglio ciò che il paziente sente, pensa e percepisce che non gli va bene e vorrebbe cambiare.
Su questo obiettivo pongo una serie di domande ulteriori mirate e caratterizzanti poiché spesso non lo si comprende con precisione.

 

1.La prima parte del colloquio tende a riconoscere:

  • Le tentate soluzioni che ha messo in atto  (spesso è in quelle che si è costituito e si annida il danno);
    Le persone afflitte riportano, oltre a fobie di vario genere, anche disturbi cosiddetti psicosomatici (dolori viscerali e addominali, insonnia, difficoltà a ingoiare, tic, manie, comportamenti ripetitivi e ossessivi).
    In questi casi si parte dalla identificazione di quello più grave anche in base alla richiesta del soggetto.

Cosa contribuisce a mantenere il problema?  Ciò che fa la persona senza riuscire a risolverli.

 

La comunicazione esplicativa

2. La seconda parte del colloquio, una volta individuato il problema nella prima parte, tende a rilevare le risorse della persona, le sue possibilità, gli eventuali vantaggi secondari e le resistenze.
Una volta identificato il problema, verificate le risorse, i vincoli e le possibilità, individuiamo e descriviamo la strategia da intraprendere.

A questo fine diamo una serie di elementi sui quali il paziente sarà in grado di gestirlo a partire da quelli più alla sua portata. La convinzione è che tanti piccoli cambiamenti generano il cambiamento che trasforma.

 

Le prescrizioni

3.Le prescrizioni sono per loro natura e in base alla logica che le sottende di tipo paradossale. Ciò comporta che esse vengano accolte dal soggetto e svolte alla lettera, pena l’efficacia dell’intervento terapeutico.

Già alla seconda seduta le persone avvertono dei chiari miglioramenti. Ciò crea una motivazione ulteriore a proseguire. Occorre, però saper gestire anche le poche sedute successive e rispettare i termini dell’accordo terapeutico per ottenere il successo desiderato.